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IRAQ – (16 Febbraio 2021)

Iraq. Attacco a Erbil, primo test per Biden sull’Iran


Redazione Esteri martedì 16 febbraio 2021
Il bilancio dell’attacco, avvenuto lunedì, parla di un contractor ucciso e di 9 feriti, tra i quali un soldato americano e otto contractor. Gruppo sciita rivendica. Confermata la visita del Papa
I danni causati dall'attacco all'aeroporto di Erbil

I danni causati dall’attacco all’aeroporto di Erbil – Reuters

Una pioggia di razzi. Erbil, Kurdistan iracheno. Nel mirino una base che ospita unità della Coalizione Internazionale per il contrasto al Daesh nei pressi dell’aeroporto internazionale mentre si avvicina la visita di papa Francesco che sarà in Iraq dal 5 all’otto marzo, visita (confermata ieri dal direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni) durante la quale incontrerà anche l’ayatollah Ali al-Sistani. Il bilancio dell’attacco, avvenuto lunedì, parla di un contractor ucciso, del quale si sa solo che non è un cittadino americano, e di 9 feriti – tra i quali un soldato americano e otto contractor (tutti civili) – dopo il lancio di 14 razzi.

Tre razzi sarebbero caduti all’interno della base mentre gli altri sono finiti in vicine aree abitate e fra i feriti ci sono almeno due civili iracheni. Nessun ferito tra gli italiani, ha confermato il ministero della Difesa. Immediata la pioggia di condanne dall’Onu agli Stati Uniti, da Londra alla Farnesina, passando per l’Arabia Saudita. L’attacco, rivendicato da un sedicente gruppo sciita che si fa chiamare “Brigate dei guardiani del sangue”, cade in uno scenario incandescente, nel quale le tensioni regionali (e le faide interne al regime iranaino) si sommano alle tensioni tra Washington e Teheran. Non a caso l’Iran si è affrettato a smentire qualsiasi coinvolgimento: «L’Iran smentisce con forza le indiscrezioni sospette e i tentativi di attribuirgli gli attacchi missilistici contro una base aerea degli Stati Uniti a Erbil, nel Kurdistan iracheno», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Saeed Khatibzadeh.

Come ha sottolineato il Guardian, l’attacco costituisce un serio banco di prova per la politica rispetto all’Iran di Joe Biden e della sua Amministrazione, che «sta cercando di rilanciare» l’accordo internazionale sul nucleare iraniano del 2015 da cui tre anni fa si sono ritirati gli Stati Uniti di Donald Trump ripristinando le sanzioni contro Teheran. Il presidente iracheno Barham Salih ha denunciato quella che considera una «pericolosa escalation», mentre il premier del governo regionale del Kurdistan, Masrour Barzani, ha condannato con forza l’attacco. «Serve una maggiore collaborazione tra il governo federale e il governo regionale», ha detto il vice premier del Kurdistan, Qubad Talabani.

DA SAPERE: IL CUORE DELLA FEDE CRISTIANA

La maggior parte dei cristiani di Erbil è concentrata nel sobborgo di Ankawa, a cinque chilometri dal capoluogo curdo. Qui le chiese sono protette da barriere di metallo e peshmerga ben armati. Molte delle ottomila famiglie vi si sono rifugiate da Mosul, a 80 chilometri, diventata nel 2014 la “capitale” del Daesh, oppure dalle tante località cristiane della Piana di Ninive. Le alternative per loro erano la conversione all’islam, il pagamento della jizya, o la morte. La diocesi caldea si attiva, grazie alle donazioni internazionali, per rendere la vita la più serena possibile. Un ospedale, Maryamana, e un’Università cattolica hanno così visto la luce negli ultimi mesi, affiancando le 4 scuole cristiane. A Erbil vivono anche migliaia di cattolici siriani, che sperano di avere il visto per l’estero. (C.E.)

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