Iraq: attentato a Baghdad. I miliziani islamici dell’Isis sul piede di guerra

Volontari dell’esercito iracheno
Tensione altissima in Iraq, dove il gruppo armato fondamentalista Isis, il Partito islamico dellIraq e del Levante, sta puntando decisamente sulla capitale Baghdad. E proprio oggi due poliziotti sono rimasti uccisi e due feriti nell’esplosione di un’autobomba in un quartiere sciita della città. Di fronte alle richieste che arrivano da Baghdad di raid aerei americani, per fermare l’avanzata dei miliziani sunniti, l’amministrazione Obama secondo la stampa statunitense preferirebbe linsediamento di un nuovo governo iracheno di unità nazionale. Ma quali gli obiettivi dellIsis, che in questo momento sembra stia combattendo contro tutto e contro tutti? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Andrea Plebani, ricercatore dellIspi e docente di Storia delle civiltà e delle culture politiche allUniversità Cattolica:
R. Si trova a combattere contro tutti, perché di fatto in Siria lIsis combatte formalmente parte dellinsurrezione, che si oppone a Bashar al-Assad, però, ha anche intensificato la propria contrapposizione con le altre formazioni dellinsurrezione siriana e addirittura con la cellula di al Qaeda presente in loco. Cè stata una frattura molto forte: al Qaeda ha espulso lo Stato islamico dellIraq e del Levante dalla galassia qaedista. In Iraq invece deve far fronte alle forze lealiste vicine al premier al Maliki, e deve far fronte potenzialmente ai peshmerga, i guerrieri, le forze di sicurezza curde, situate a Nord, e che sono indicate come molto più capaci rispetto alle forze di sicurezza irachene. Ma deve far fronte anche in prospettiva ad una forte frammentazione del fronte insurrezionale del nord-ovest iracheno, perché seppure ora sta collaborando con altri gruppi, gli obiettivi di medio e lungo periodo di queste formazioni sono profondamente diversi.
D. Quale può essere ora lobiettivo della comunità internazionale di fronte ad un gruppo, che sta distruggendo anche la cultura e la tradizione irachena?
R. La comunità internazionale deve intervenire non solo contro lo Stato islamico dellIraq e della Siria, ma anche a favore dellIraq, a favore di uno Stato che, comunque, esiste da oltre 90 anni, uno Stato che ha dimostrato di poter esistere e di poter favorire la convivenza fra le sue diverse comunità; uno Stato che, però, deve essere radicalmente rinnovato rispetto a quello che abbiamo visto sorgere dopo il 2003 e anche, ovviamente, rispetto a quello antecedente al 2003; uno Stato fondato su basi comuni, con unidentità che deve essere ricostruita, con delle dinamiche che devono essere ridiscusse e ridefinite, perché quello che abbiamo visto dal 2003 in avanti è, in realtà un esperimento, se non fallito, quantomeno con fortissime crepe. E necessario, quindi, pensare allIraq su base nazionale, non più su base etno-settaria e ridefinire completamente le dinamiche locali.
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