IRAQ – (22 Novembre)

IRAQ: ARCIDIOCESI ERBIL, UNA NUOVA SCUOLA "PER GLI IRACHENI DI DOMANI"

“Non è facile essere cristiani in Iraq. Ci vuole molta fede e molto coraggio. La cultura è certamente un mezzo valido per affermare il nostro ruolo di cittadini a pieno titolo nel paese che amiamo e che è nostro come di tutti gli altri iracheni”. Così l’arcivescovo caldeo di Erbil, mons. Bashar M. Warda, racconta i motivi che lo hanno spinto a fondare la scuola cristiana di Mar Qardakh, inaugurata lo scorso 12 novembre proprio ad Erbil, città del nord Iraq divenuta una delle mete obbligate per i cristiani in fuga dalle violenze negli altri centri del paese. Un progetto ambizioso al quale il presule sta lavorando con impegno e che prevede anche la costruzione di un ospedale e di un’università. La scuola prevede classi che vanno dalla prima elementare alla fine della scuola secondaria e al momento conta 174 iscritti, “per ora solo cristiani, ma speriamo di avere anche alunni non cristiani”. Il corpo docente è formato da 27 giovani laureati iracheni, coordinati da due coppie cristiane specializzate nel campo educativo. “L’insegnamento – afferma mons. Warda – verrà impartito in inglese, la seconda lingua obbligatoria è il francese e gli studenti seguiranno anche corsi a scelta tra arabo e curdo”. (segue)

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“Il progetto per la scuola primaria e secondaria è nato circa dieci mesi fa – spiega mons. Warda al sito Baghdadhope – l’edificio è sorto su un terreno di proprietà dell’arcidiocesi e con un investimento di 3.400.000 dollari, dei quali 1.600.000 donati dal governo americano attraverso l’ufficio per la tutela delle minoranze dell’ambasciata Usa in Iraq ed il resto messo a disposizione dall’arcidiocesi”. Oltre a formare i cittadini iracheni del domani, la scuola, con il futuro ospedale ed università, si propone, nelle intenzioni dell’arcivescovo caldeo, “di dare lavoro a tanti cristiani che in molti casi hanno dovuto lasciare le proprie case senza portarsi dietro nulla ma che hanno delle professionalità che sarebbe un peccato sprecare”. “Il fenomeno della migrazione degli iracheni cristiani verso l’estero ha purtroppo decimato la comunità, un problema spesso denunciato come segno di una possibile completa sparizione della comunità dal paese” ammette mons. Warda per il quale “denunciare non basta”. “Chi è rimasto – afferma convinto – ha bisogno sì di incoraggiamento ma anche di lavorare, costruirsi un futuro dignitoso senza dover dipendere dagli altri, chiesa o governo che sia”. All’inaugurazione erano presenti anche il nunzio apostolico in Giordania ed Iraq, mons. Giorgio Lingua, il governatore di Erbil, Nauzad Hadi e il console generale americano in Kurdistan, Alexander Laskaris.

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