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IRAQ – (25 Ottobre 2019)

Nuove proteste a Bagdad. Due morti, torna il sangue in Iraq


Silvia Guzzetti venerdì 25 ottobre 2019
A tre settimane dalla repressione che ha visto oltre cento morti in sei giorni e seimila feriti ricominciano le proteste. Appello del ministero degli interni alla polizia perché usi moderazione

Manifestanti antigovernativi abbattono un muro su un ponte nel centro di Bagdad (Ansa)

Manifestanti antigovernativi abbattono un muro su un ponte nel centro di Bagdad (Ansa)

 

Di nuovo tensione alle stelle in Iraq, a tre settimane dalla sanguinosa repressione delle proteste, che ha visto oltre cento morti in sei giorni e circa seimila feriti. Almeno due manifestanti sono morti, durante la notte, a Bagdad e circa cento persone sono state ferite, secondo quanto denunciato dalla Commissione irachena per i diritti umani.

Le proteste antigovernative contro il carovita e la corruzione nel paese sono riprese dopo la strage degli inizi di ottobre. Ali Bayati, membro della Commissione per i diritti umani, ha dichiarato che entrambi i manifestanti sono morti per le ferite subite, dopo essere stati colpiti da bombolette di gas lacrimogeni.

Secondo il ministero degli interni, invece, sono sessanta i poliziotti feriti negli scontri. Immagini televisive, diffuse da Bagdad, mostrano le forze di polizia che sparano lacrimogeni, colpi di arma da fuoco in aria, e pallottole di gomma in direzione dei manifestanti nei pressi della Zona Verde, dove si trovano uffici governativi e ambasciate.

Nuove proteste antigovernative sono attese per oggi, sempre nella capitale e in altre undici città del paese, dopo che le autorità irachene hanno dichiarato lo stato di emergenza. Lo ha annunciato il ministero degli Interni, che ha anche chiesto alle forze di sicurezza di usare moderazione nell’affrontare i manifestanti. Secondo un’inchiesta governativa, infatti, agli inizi del mese vi è stato “un uso eccessivo della forza” da parte dei militari.

Oggi i manifestanti si stanno dirigendo in centro a Bagdad per radunarsi in piazza Tahrir per denunciare la corruzione del governo, gli scarsi servizi pubblici e l’alto tasso di disoccupazione. La piazza potrebbe anche chiedere le dimissioni del primo ministro iracheno Adel AbdulMahdi e del suo governo.

© Riproduzione riservata

Il testo originale e completo si trova su:

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/disorder

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