IRAQ – (30 Maggio 2017)

Attentati Is a Baghdad, morti e feriti nel Ramadan

Uno degli attentati a Baghdad - AP

Uno degli attentati a Baghdad – AP

Quasi 30 morti e un centinaio di feriti. Questo il bilancio dei due nuovi attentati firmati dal sedicente Stato Islamico avvenuti oggi a Baghdad, in Iraq. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

Un obiettivo facile, di sicuro risultato, una gelateria, tra le più popolari della capitale irachena, ancora gremita di persone sebbene fosse passata la mezzanotte di uno dei primi giorni del Ramadan. Ragione per la quale i terroristi sono andati a colpo sicuro: è dal tramonto in poi che le persone iniziano ad affollare i luoghi pubblici. Una modalità, quella di attaccare durante il Ramadan, già adottata in passato, come lo scorso anno, quando un camion bomba uccise centinaia di persone. Il primo attacco arriva mentre i miliziani jihadisti dell’Is si trovano in difficoltà, cacciati dalle truppe irachene da quella che è una delle loro ultime roccaforti, la città settentrionale di Mosul. Un’offensiva che, nei piani dei capi militari iracheni, dovrebbe segnare definitivamente la fine dell’Is che potrebbe, questo punto, anche intensificare gli attentati per compensare le sconfitte militari. Anche l’altro attacco ha causato diverse vittime. Preso di mira, sempre con un’autobomba, il Ponte dei Martiri, nel centro della capitale.

Su questa nuova fase della strategia dell’Is, Giancarlo La Vella ha intervistato Massimo Campanini, docente di Studi Islamici all’Università di Trento:

R. – Certamente, c’è il fatto che dal punto di vista della guerra guerreggiata, lo Stato Islamico sembra ormai sconfitto. Mi sembra che non ci sia più spazio per una realtà territoriale. Quindi l’organizzazione potrebbe star cercando di trovare luoghi, dove sia possibile reimpiantarsi, ma soprattutto dove proseguire un’opera di destabilizzazione, funzionale alla sua sopravvivenza.

D. – Come si pensa in questo momento lo Stato Islamico stia foraggiando le sue azioni?

R. – L’Is non sarebbe potuta nascere senza aiuti esterni. L’organizzazione in sé è emersa improvvisamente, unendo insieme spezzoni disgregati di varia provenienza, quindi il catalizzatore deve essere stato sicuramente esterno, anche se naturalmente è difficile dire oggi quale organizzazione o Stato internazionale possa ancora sostenere questa impresa.

D. – Un po’ per come successe per al Qaeda, c’è il rischio che dalla dissoluzione dello Stato islamico poi nascano altri movimenti terroristici?

R. – Naturalmente, sì. E’ certamente possibile che prima o poi emerga un terzo soggetto, che abbia intenzioni terroristiche, ma questo ha una motivazione molto concreta: cioè, non si sono mai affrontate in maniera seria, definitiva e risolutiva le cause e le motivazioni della nascita di Al Qaeda e poi dell’Is. In primo luogo, gli errori della politica occidentale in Medio Oriente, che continuano a proseguire; in secondo luogo, c’è un impoverimento nelle classi medie delle società dei Paesi arabi, che vengono esasperate da questa situazione di crisi economica e, quindi, cercano delle soluzioni, che possono essere anche delle vie di uscita eversive. In terzo luogo c’è il fatto che, ormai da decenni, il Medio Oriente, in generale, manca di un centro di gravità permanente, cioè manca di una potenza di riferimento, come era stata negli anni ’60-’70 l’Egitto, che possa compattare quelle che sono le diverse tendenze di una regione strategica, ma contemporaneamente fragile. Quindi è chiaro che, non risolvendo le cause che sono state alla base della nascita del jihadismo, è estremamente possibile e verosimile che l’estremismo islamico riprenderà in qualche modo vigore.

Il testo originale e completo si trova su:

http://it.radiovaticana.va/news/2017/05/30/attentati_is_a_baghdad,_morti_e_feriti_nel_ramadan/1315602

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