



Per tutti, cristiani e musulmani, padre Bossi era il gigante buono. La sua imponente statura, infatti, era direttamente proporzionale allamore per il prossimo, senza distinzione di credo. In Italia e nel mondo, padre Bossi era divenuto noto quando – nel giugno del 2007 – era stato rapito, per 40 giorni, da un gruppo di miliziani musulmani a Mindanao nelle Filippine, la sua terra dadozione dove ha prestato servizio missionario per 32 anni. Ecco la sua toccante testimonianza al microfono di Fabio Colagrande, poco dopo la liberazione:
R. La gioia più grande della liberazione è essere tornato alla mia parrocchia a salutare i miei parrocchiani. Dovevo ritornare – perché a Payao di per sé nella grande maggioranza sono cristiani, però il centro di Payao è al 50 per cento musulmano e al 50 per cento cristiano – proprio per evitare, chiamiamolo così, uno scontro di civiltà o una guerra di religione. E ho detto loro che quelli che hanno rapito me in fondo erano solo grandi criminali e quindi sono criminali solo quei pochi che mi hanno rapito – non è che i musulmani sono tutti criminali! Come quando un cristiano ruba: non è che tutti i cristiani siano ladri! – credo che la gente di Payao abbia capito …
D. Lei ha detto che ha pregato con i suoi rapitori: come è successo?
R. Perché loro pregavano tre volte al giorno, e quando pregavano loro pregavo anchio, e dentro di me, lidea che mi facevo, le prime volte, sai, vedere loro pregare e pregare io … la mia idea, la mia domanda era: ma stiamo pregando lo stesso Dio? Perché se è un Dio della pace e della misericordia, vuol dire: come mai loro pregano, che hanno un fucile alla destra e me prigioniero alla sinistra? Mi sembrava una grande contraddizione, no? Per cui, io chiedevo loro informazioni e la loro risposta è stata molto semplice: loro mi hanno detto che Allah è nel loro cuore ma non nel loro lavoro. E questo anche per molti cristiani è uguale: cioè, Dio esiste, però nelle nostre scelte quotidiane siamo noi che prendiamo le decisioni: Dio non centra niente! E questa è una cosa sulla quale dobbiamo riflettere …
Tornato in Italia dopo il suo sequestro, padre Bossi ha avuto la possibilità di incontrare Benedetto XVI durante un raduno del Pontefice con i giovani italiani a Loreto. Qui il missionario del Pime ha dato la sua testimonianza sul modo in cui ha vissuto il sequestro insieme ai suoi rapitori. Durante i 40 giorni del mio deserto nella foresta ha affermato davanti a 300mila regazzi – mi sono sentito rinnovare. La mia preghiera è diventata più essenziale e forte. La mia disponibilità a Dio più incisiva. Nelle difficoltà con forza si sperimenta la tenerezza di Dio.
Ultimo aggiornamento: 24 settembre