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ISRAELE – (19 Gennaio 2022)

Israele. Demolita a Sheikh Jarrah la casa di palestinesi divenuta simbolo degli sfratti


Redazione Esterimercoledì 19 gennaio 2022
Tensione nel quartiere di Gerusalemme Est dove a maggio 2021 sono iniziate le proteste poi degenerate nel conflitto. Diciotto arresti. Sul terreno verrà costruita una scuola per bambini disabili
Un palestinese mostra un pezzo della porta del frigorifero della casa abbattuta a Sheikh Jarrah (Gerusalemme Est) su cui c'erano le foto di famiglia

Un palestinese mostra un pezzo della porta del frigorifero della casa abbattuta a Sheikh Jarrah (Gerusalemme Est) su cui c’erano le foto di famiglia – Reuters

La polizia israeliana ha sfrattato la famiglia palestinese Salhiye da Sheikh Jarrah, il delicato quartiere di Gerusalemme Est da cui era partita la miccia che, nel maggio scorso, aveva riacceso le tensioni sfociate negli 11 giorni di conflitto tra Israele e Hamas. La loro abitazione, costruita illegalmente secondo quanto stabilito dalla magistratura, e divenuta il simbolo di una campagna internazionale dei palestinesi contro gli sfratti nella Città Santa, è stata demolita.

Lunedì gli agenti si erano presentati per eseguire l’ordine di sfratto ma i familiari erano saliti sul tetto con una bombola di gas e della benzina minacciando di uccidersi. “Viviamo qui dagli anni ’50 e non abbiamo altro posto dove andare”, aveva detto un rappresentante della famiglia, composta da una quindicina di persone. Il quotidiano israeliano Haaretzha riportato che Mahmoud Salhiye e sua moglie Lital, ebrea, hanno spiegato che il padre di lui ha comprato la terra prima del 1967. La terra è stata poi confiscata in conformità con la legge israeliana sulla “Proprietà degli assenti”, in base alla quale la famiglia non ha alcun diritto su di essa. Oggi le forze di sicurezza sono tornate prima dell’alba e hanno allontanato tutti prima di procedere. La polizia israeliana ha fatto sapere che 18 uomini, tra membri della famiglia e sostenitori, sono stati arrestati per «aver violato un ordine del tribunale, essersi asserragliati in modo violento e disturbo della quiete pubblica». Il terreno su cui sorgeva la struttura verrà destinato a una scuola per i bambini con bisogni educativi speciali, pensata per i residenti palestinesi, oltre a sei asili.

È la prima volta dal 2017 che viene eseguito uno sfratto a Sheikh Jarrah. Nel quartiere, la disputa immobiliare non ha mai conosciuto tregua. Secondo Israele, quei terreni appartengono alle famiglie ebree che erano residenti a Gerusalemme Est prima del 1948. Per i palestinesi, invece, sono degli arabi che, sfollati dopo la guerra, vennero collocati lì dalle autorità giordane in accordo con l’Unrwa (Onu). Nel 1967, poi, l’area tornò sotto il controllo (non riconosciuto dalla comunità internazionale) di Israele, che ha riconquistato Gerusalemme Est con la Guerra dei Sei Giorni.

I palestinesi sostengono di aver acquistato le case, ma di non essere mai riusciti a registrare gli atti di proprietà presso le autorità giordane. Secondo le leggi israeliane, gli ebrei possono rivendicare le terre appartenute ai loro avi, anche quando si trovano a Gerusalemme Est. Dagli anni Novanta la proprietà dei terreni è stata riconosciuta a Nahalat Shimon, un’organizzazione radicale religiosa di coloni israeliani, che oggi ha richiesto gli sfratti. La presidenza palestinese ha definito la demolizione un «crimine di guerra» e ha parlato di «pericolose ripercussioni».

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Il testo originale e completo si trova su:

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/sheikh-jarrah

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