ISRAELE – ( 2 Maggio )

Israele pronto a nuovi negoziati con l’Anp. Mons. Shomali: no al muro di Cremisan



Terminata oggi la visita ufficiale in Italia e in Vaticano del presidente israeliano Shimon Perez. Intanto da Gerusalemme ieri il premier Netanyahu si è detto pronto a riprendere i negoziati con l’Autorità nazionale palestinese, senza precondizioni di pace, dopo l’iniziativa del segretario di Stato americano Kerry e della Lega Araba circa un compromesso sui futuri confini tra i due Paesi. A preoccupare, però, oltre la possibilità di nuovi insediamenti a Gerusalemme, anche il via libera da parte della Commissione Speciale d’Appello israeliana alla realizzazione del muro di Cremisan, con conseguente espropriazione di terreni alla popolazione palestinese. Ma come accogliere le parole di Netanyau? Al microfono di Cecilia Seppia ascoltiamo mons. William Shomali, vescovo ausiliare di Gerusalemme:RealAudioMP3

R. – Queste parole indicano un’apertura. Solo che fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Speriamo, quindi, che tutto questo sarà messo in pratica. Questo è il mio augurio. Comunque le parole sono ottimiste e danno speranza.

D. – C’è stata anche un’apertura da parte palestinese sulla base di quest’iniziativa del segretario di Stato americano Usa, John Kerry, e della Lega Araba, per quanto riguarda lo spostamento dei confini?

R. – Sì, quest’apertura da parte dei palestinesi è sempre stata basata sulla proposta della Lega Araba: le frontiere del ’67 con possibilità di scambio di territori. Questa è sempre valida. Se si arriva su questa base a negoziati, allora c’è tanta, tanta speranza.

D. – Dall’altra parte, però, c’è la dichiarazione del ministro israeliano per l’edilizia, che ha detto che non fermerà gli insediamenti e quindi le costruzioni a Gerusalemme. Questo invece preoccupa…

R. – Questo è preoccupante, perché già pone un atto che può fare esplodere il processo di pace. Questo è molto negativo.

D. – Altra questione che preoccupa la Chiesa, e non solo in questi giorni, è la decisione della Commissione Speciale d’appello israeliana, che ha approvato la costruzione del muro di separazione sulle terre della valle di Cremisan. Cosa comporta questa decisione?

R. – Questo comporta che il muro si farà e che i territori che appartengono a 58 famiglie saranno parte della zona di Gilo. In avvenire questi terreni potranno essere inaccessibili, nonostante le promesse, ed anche espropriati. Questa decisione, dunque, ci ha sorpresi: ha sorpreso la Chiesa e ha sorpreso gli abitanti. Dobbiamo, e devono anche loro, andare all’Alta Corte di Giustizia israeliana, perché c’è sempre speranza che sia fatta giustizia.

D. – Dietro questa decisione d’Israele c’è la necessità di mantenere la sicurezza. Ci potrebbero, però, essere, comunque, delle alternative, anche perché questo muro creerà difficoltà alla popolazione per tanti motivi…

R. – La miglior sicurezza è la fiducia tra le due parti. Bisogna fare uno sforzo maggiore per negoziare piuttosto che per costruire muri. Questo è il mio augurio. Tutti questi muri, che espropriano terreni ad altri, non vanno nel senso della pace. Il mio augurio è che questo orientamento cambi, che si vada e si facciano tanti sforzi per il processo di pace, per negoziare sulla base della piattaforma internazionale. Allora tutte e due le parti troveranno pace e sicurezza.

D. – Tra l’altro a Cremisan ci sono questi due conventi salesiani, uno maschile e uno femminile. Si tratta di scuole di formazione agricola e di aiuto agli abitanti. Quindi questo penalizzerà anche gli abitanti di questa zona, dal punto di vista dell’educazione, dell’accesso all’educazione…

R. – La scuola rimarrà nella parte di Beit Jala palestinese, ma gli studenti avranno difficoltà a venire dall’altra parte, dietro il muro. Questo influirà negativamente sulla scuola e ciò fa parte del problema.

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del sito Radio Vaticana
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