ISRAELE – ( 4 Dicembre )

Il mondo contro Israele dopo l’annuncio di nuove case a Gerusalemme est



Continuano a piovere critiche su Israele, dopo l’annuncio della costruzione di 1700 nuove case a Gerusalemme est. Ieri, Stati Uniti, Cina, Russia e l’Unione Europea hanno criticato l’iniziativa. Gran Bretagna, Spagna, Francia e Svezia hanno anche convocato gli ambasciatori israeliani. Intanto, secondo il quotidiano “Haaretz”, il governo sarebbe anche intenzionato anche ad abbattere le case palestinesi ritenute illegali sempre a Gerusalemme est. Ma cosa c’è dietro queste decisioni? Benedetta Capelli lo ha chiesto al prof. Luigi Bonanate, docente di Relazioni internazionali all’Università di Torino:RealAudioMP3

R. – Credo che la ragione, questa volta, sia essenzialmente di politica interna: Netanyahu sta andando alle elezioni che sono previste a gennaio. Gli eventi recenti hanno prodotto degli entusiastici atteggiamenti da parte di quasi tutto il mondo e pure da una parte dell’opinione pubblica israeliana che ha festeggiato la delibera dell’Onu sulla Palestina, perché – tutto sommato – era uno sganciarsi dalla tradizione di questa questione irrisolvibile e il voto ha dato uno slancio nuovo. A questo punto, però, Netanyahu si trova ad avere anche un ostacolo interno e rappresentando un governo essenzialmente di centrodestra, se non proprio di destra pura in Israele, ha avuto bisogno di dare un segnale alla destra, che è poi il suo elettorato e quindi la scelta non è del tutto inspiegabile o incomprensibile.

D. – C’è, secondo lei, il rischio concreto di un isolamento di Israele rispetto al resto della comunità internazionale? L’Europa, per esempio, è stata molto dura: quattro Paesi hanno convocato gli ambasciatori israeliani. Le posizioni sono, quindi, abbastanza nette…

R. – Secondo me, non c’è pericolo di isolamento. Gli eventi recenti hanno riaperto una dinamicità a una storia spaventosa e terribile, che dura da 64 anni, di cui non si vedeva – e non so se si vede adesso – alcuna possibilità di sviluppo. Questa situazione ha ridato centralità, una centralità piena di intenzioni di cambiare, a tutto il mondo. Il fatto che l’Unione Europea si lamenti, che gli Stati Uniti – che hanno sempre sostenuto le posizioni israeliane – si permettano di criticare è una cosa sana. La democrazia è il mondo nel quale si discute, si parla, invece che sparare. Abbandoniamo quel vecchio sistema per cui gli alleati vanno sempre difesi, qualsiasi cosa facciano e allo stesso tempo bisogna essere pronti a ricevere le critiche. L’isolamento al massimo può venire se uno continua a commettere delle azioni che non sono giustificate, ma questo tenderei ad escluderlo.

 
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