ISRAELE – ( 8 Gennaio )

Israele annuncia la costruzione di un muro al confine con la Siria



Un nuovo muro, lungo 58 chilometri ai margini delle alture del Golan, al confine con la Siria. Ad annunciarne la costruzione il premier israeliano Benyamin Netanyahu, il quale ha sottolineato che dall’altra parte del confine l’esercito siriano si è allontanato e al suo posto sono entrate forze della Jihad islamica. Una decisione, quella di Netanyahu, dettata più da questioni di sicurezza o da motivi elettorali, visto che tra due settimane Israele andrà alle urne? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Ennio Di Nolfo, docente emerito di Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:RealAudioMP3

R. – Personalmente, penso che prevalgano i motivi elettorali perché, a guardare bene le cose, gli israeliani, dalla parte siriana, hanno due tutele: le alture che occupano, nel Golan, e il fatto che lungo la frontiera con il Libano ci siano forze internazionali che tutelano Israele. Sicché voler costruire lì un altro muro, oltre a quelli, più o meno efficaci, che hanno costruito altrove, mi pare eccessivo. Anche perché poi, da parte siriana, in questi giorni, sono arrivati segnali di instabilità, di fragilità. Il discorso di Assad dell’altro ieri è stato un discorso che rispecchia la fragilità del regime siriano e diminuisce il pericolo del regime siriano per Israele.

D. – La barriera sarà identica a quella appena completata lungo il confine con l’Egitto. Insomma, Israele sta letteralmente sigillando il proprio territorio. Non si rischia un isolamento non solo fisico? Si moltiplicano anche le critiche e le polemiche internazionali…

R. – E’ un isolamento concettuale, questo modo di difendere il diritto di Israele all’esistenza, che è un modo quanto mai in sé fondato, ma è anche un modo ingannevole. Non dimentichiamo che sotto il muro costruito al confine con l’Egitto sono state, poi, scavate tante gallerie che hanno consentito, per esempio, ai palestinesi di armarsi quanto volevano durante i recenti scontri del mese scorso.

D. – A proposito del confine con l’Egitto, ricordiamo che qui la barriera è lunga ben 230 km; un’opera imponente che non ha certamente risolto ad esempio il problema del Sinai, che negli ultimi due anni è divenuto un’area di forte destabilizzazione…

R. – Mi pare che da parte israeliana si avverta in maniera forse ossessiva la pressione della jihad islamica, diffusa del resto in tutto il mondo arabo e che però, in questo modo, proprio con la costruzione di muri come quelle costruiti lungo il Sinai, lasci fuori controllo una serie di aree strategiche, come la penisola già citata del Sinai, che diventano così una sorta di area protetta per gli avversari d’Israele, più che per Israele.

D. – Diciamo che ci sono polemiche forti e prese di posizione anche interne contro Nethanyau, da parte, per esempio, dell’ex capo dello Shin Bet, la sicurezza interna, Youval Diskin, che ha accusato il premier di essere vittima di “visioni messianiche”. Insomma, Nethanyau con questa politica rischia anche di avere forti correnti contro?

R. – Sì, rischia questo, anche se a dir la verità tutto concorre a far aumentare la possibilità di essere eletto. Non dimentichiamo il fatto che la manifestazione organizzata da Hamas e Fatah, l’altro giorno, con la partecipazione di un milione di palestinesi, rappresenta una specie di sfida all’esistenza di Israele e quindi legittima le reazioni di Israele. Quindi, toglie un po’ di peso alle accuse contro Nethanyau, che del resto hanno però fondamento etico, fondamento pratico, fondamento militare.

 
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