LIBANO – ( 13 Febbraio )

I GIOVANI LIBANESI
 
Noi, spiazzati dal Papa
 
”Il 10 febbraio abbiamo consegnato i testi che ci aveva chiesto per le meditazioni della Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo. E il giorno dopo…”

 
“Ci sentiamo nel cuore della Chiesa. Le sofferenze della nostra terra e dei popoli del Medio Oriente saranno al centro delle meditazioni. Siamo felici dell’attenzione che il Pontefice riserva al Libano e a tutto il Medio Oriente. Il suo invito a redigere i testi per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo ci rende orgogliosi e riconoscenti e ci conferma nell’impegno di testimoniare l’amore di Cristo”. Con queste parole padre Toufic Bou Hadir, coordinatore dell’Ufficio patriarcale per i giovani maroniti, alla fine di gennaio, commentava a Daniele Rocchi, del Sir, la notizia che sarebbero stati proprio i giovani libanesi a scrivere i testi della Via Crucis al Colosseo guidata da Benedetto XVI il prossimo Venerdì Santo. Oggi, invece, testimonia “lo smarrimento e lo choc” per le dimissioni del Pontefice ma anche la “speranza in Cristo, la fiducia nella Chiesa e l’impegno a proseguire nell’annuncio del Vangelo” come richiesto dallo stesso Benedetto XVI nell’Esortazione post-sinodale “Ecclesia in Medio Oriente” pubblicata durante il suo viaggio apostolico nel Paese dei Cedri nel settembre 2012.

Padre Bou Hadir, come hanno reagito i giovani libanesi alla notizia della rinuncia del Papa?
“Per tutti noi, per i giovani, in modo particolare per quelli che hanno redatto, su invito del Pontefice, i testi per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, è stato uno choc. Abbiamo consegnato le meditazioni il 10 febbraio e il giorno dopo abbiamo saputo delle dimissioni. Non volevamo crederci. I giovani hanno tempestato di domande il patriarcato e il nostro Ufficio di pastorale giovanile, per sapere se la notizia fosse vera. I social network sono andati in tilt, siamo stati invasi da sms e telefonate”.

Cosa dicevano questi messaggi?
“Che questo è un grande Papa che resterà nella loro vita come un modello da seguire. Benedetto XVI occupa un posto importante nel cuore dei libanesi. I nostri giovani, siano essi cristiani o musulmani, ammirano la personalità di questo Pontefice il cui ricordo, nella visita di settembre scorso, resta scolpito nel loro cuore e nella loro mente”.

Il Papa ha avuto per i vostri giovani parole di grande speranza e apprezzamento, affidandovi il compito di redigere le meditazioni della Via Crucis…
“Il suo invito a redigere i testi per la Via Crucis al Colosseo ci rende orgogliosi e riconoscenti e ci conferma nell’impegno di testimoniare l’amore di Cristo. Ma è anche una grande responsabilità. Siamo, tuttavia, memori delle sue parole che il 15 settembre del 2012, a Bkerké, invitavano noi giovani a non avere paura ad aprirci a Cristo perché in lui si trovano la forza e il coraggio per avanzare sulle strade della vita, superando le difficoltà e la sofferenza. Ora sappiamo che leggeremo le meditazioni con il prossimo Pontefice. Per un attimo i giovani libanesi saranno come un piccolo ponte che unirà Benedetto XVI al suo successore. È troppo presto per comprendere quanto è accaduto nella Chiesa in queste ore, dobbiamo metterci alla luce dello Spirito Santo per capirne il messaggio e il senso. Per questo motivo, in spirito di comunione, vogliamo pregare per lui e per il suo successore. Con queste intenzioni, a breve cominceremo una serie d’incontri di preghiera e di adorazione eucaristica”.

Il gesto di rinuncia di Benedetto XVI cosa dice, invece, ai leader religiosi delle vostre Chiese?
“Oggi più che mai il Pontefice rappresenta un modello per tutti noi responsabili, politici, civili e religiosi. Benedetto XVI c’insegna che abbiamo dei limiti e che dobbiamo avere il coraggio di riconoscerli, ma soprattutto ci ricorda, con grande forza, che non dobbiamo essere attaccati al potere. Dobbiamo servire coloro ai quali siamo mandati”.

Benedetto XVI, in questi otto anni di pontificato, ha sempre mostrato amore e attenzione per il Medio Oriente e per i suoi popoli segnati da violenze e tensioni…
“Le nostre meditazioni avranno al centro anche i dolori della nostra terra e dei popoli che l’abitano. Non possiamo, per questo motivo, non pensare al luogo della Via Crucis, quel Colosseo che ha visto morire da martiri moltissimi cristiani, denigrati, perseguitati, come sta accadendo ancora oggi in molte parti del mondo. Il nostro compito non si esaurisce con le meditazioni. Siamo, infatti, al lavoro per l’applicazione dell’Esortazione post sinodale ‘Ecclesia in Medio Oriente’ e continueremo a impegnarci per portare avanti questo grande compito che ha assegnato alle Chiese della nostra regione”.

 
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