Musulmani libanesi al Papa : Colpire una chiesa è come colpire una moschea
di Fady Noun
Molte personalità e giovani musulmani hanno apprezzato la visita di Benedetto XVI in Libano e il suo messaggio per i popoli del Medio Oriente. Sunniti e sciiti libanesi difendono la presenza cristiana in Libano, necessaria allo sviluppo della nazione.
Beirut (AsiaNews) – Il momento più toccante è senz’altro quello dell’incontro coi giovani cristiani e musulmani nella spianata di Bkerké, quando il papa li ha ringraziati di essere venuti. Ma fin dal suo arrivo in Libano, Benedetto XVI è stato circondato da folle di musulmani, sunniti e sciiti. Proprio fra i musulmani occorre registrare voci sempre più insistenti sull’importanza della convivenza coi cristiani in Medio Oriente, soprattutto quando succede qualche attacco a una chiesa o vengono uccisi dei cristiani. Tutto questo è nuovo ed importante. I messaggi di pace e di augurio per il papa e la Chiesa emersi in questi giorni il Libano hanno un valore ancora più grande, dato il momento di grande tensione e scontro fra oriente e occidente, con l’assalto di sedi diplomatiche e simboli occidentali da parte di gruppi di musulmani fondamentalisti.
Fra tutti i messaggi risalta una lettera che il Mufti della Repubblica libanese, Mohammed Rachid Kabbani ha consegnato a Benedetto XVI, nel momento di incontro con i dignitari libanesi al palazzo presidenziale di Baabda.
Il capo dei musulmani (sunniti) libanesi esprime il suo più caloroso benvenuto al capo della Chiesa cattolica e dice pure tutto il suo attaccamento alle libertà pubbliche, soprattutto alla libertà religiosa. Egli afferma anche che “le relazioni privilegiate” fra cristiani e musulmani tessute fra le comunità libanesi “sono il loro messaggio al mondo”.
Venerdì 14 settembre, al momento dell’arrivo del papa all’aeroporto di Beirut non era presente il Mufti. Questo ha sparso alcune perplessità e timori. Ma in seguito il Mufti ha spiegato che la sua assenza era dovuta solo al fatto che nello stesso orario egli doveva presiedere l’incontro di preghiera in moschea. Inoltre, nel protocollo, alla presenza del presidente della Repubblica – come era per la cerimonia di benvenuto al pontefice – il Mufti non può essere sostituito da nessun vice. In tal modo, il suo messaggio consegnato al papa risulta ancora più significativo.
“I musulmani e i cristiani del Libano e di tutti i Paesi arabi – egli dice – formano una sola nazione. Essi sono uguali nei diritti e nei doveri nel caso che una mancanza colpisca gli uni o gli altri, essi lavorano insieme per garantirla. Essi aspirano alla realizzazione dei loro obbiettivi comuni nel rispetto della dignità umana, la salvaguardia delle libertà pubbliche, e soprattutto della libertà religiosa. Noi musulmani consideriamo che ogni aggressione contro un compatriota cristiano è un’aggressione contro tutti i musulmani e ogni aggressione contro una chiesa sia come perpetrare un’aggressione contro una moschea”.
“Gli sviluppi che stanno influenzando il Medio Oriente – continua – sono portatori di grandi speranze e rischiarano l nostro avvenire comune, di cristiani e musulmani; ma essi sono allo stesso tempo portatori di pericoli che ci minacciano tutti. Ma come abbiamo forgiato un passato comune, così forgeremo un avvenire di vita comune”.
“Noi sosteniamo l’appello rivolto ai cristiani del Machrek [Medio Oriente] per preservare la loro presenza nel mondo arabo e sosteniamo pure l’esortazione che è stata indirizzata a loro di ricoprire il loro ruolo nel quadro di un’azione nazionale comune, nella fiducia che questo preserverà l’unità del tessuto sociale di questa parte del mondo”.
“Noi appoggiamo anche il Vostro appello per l’uguaglianza di tutti i cittadini nei diritti e nei doveri, senza alcuna discriminazione religiosa, confessionale o razziale. Si tratta di un principio nazionale, tendente a garantire a tutti la sicurezza”.
“Noi rispettiamo le relazioni privilegiate fra i rappresentanti religiosi musulmani e cristiani in Libano, sul piano personale, nazionale e spirituale: queste relazioni sono state sempre delle valvole di sicurezza davanti ai numerosi episodi interni che ci hanno colpito. Queste relazioni sono state mantenute in pratica e sono il messaggio del Libano all’Oriente e al mondo, a cui teniamo molto…”.
Hezbollah e Amal
Anche Hezbollah e Amal, entrambi sciiti, hanno accolto con calore il pontefice in Libano. Commentando la visita di Benedetto XVI, Hussein Hajj Hassan, ministro dell’agricoltura (di Hezbollah), è arrivato a dichiarare: “Il Libano è un porto di dialogo civile e intellettuale non solo fra l’islam e il cristianesimo, ma anche per i musulmani fra di loro e i cristiani fra di loro”.
A sua volta, Ali Khreiss, deputato del partito di Amal, ha indicato a più riprese che “l’imam Moussa Sadr[1] ha sempre affermato che il Libano e il Medio Oriente non potrebbero sopravvivere senza la coesistenza islamo-cristiana”.
“L’applicazione dell’Esortazione apostolica – ha aggiunto – per i musulmani e per i cristiani sarà lo strumento più importante contro il complotto sionista mondiale”. Secondo Ali Khreiss, tale complotto tende a sbriciolare la regione in piccoli Stati confessionali.
[1] L’imam Moussa Sadr (1928 – 1978), libanese di origini iraniane, ha creato un movimento sociale e politico per le comunità sciite in Libano, da cui è nato il partito di Amal. Impegnato con il mondo dei poveri e aperto al rapporto con i cristiani, è scomparso misteriosamente il 31 agosto del ’78, durante una sua visita nella Libia di Gheddafi.
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