Libia: nella Conferenza di Palermo, il 12 e 13 novembre, la roadmap dell’Onu sulla crisi
Paola Simonetti – Città del Vaticano
All’orizzonte ci sono le possibili elezioni parlamentari del 2019. Un voto inattuabile per la Libia, senza una reale stabilizzazione del Paese. I pilastri di un cammino di pacificazione li ha dettati ieri il piano di azione dell’inviato delle Nazioni Unite nel Paese nordafricano, Ghassan Salame’, presentato al Consiglio di Sicurezza Onu in videoconferenza da Tripoli, in vista della Conferenza internazionale di Palermo del 12 e 13 novembre organizzata dall’Italia che, al centro, avrà proprio la risoluzione della crisi libica. Sull’evento, tuttavia, pesano i dubbi di alcune partecipazioni: la cancelliera tedesca, Angela Merkel, non sarà presente, ma invierà comunque il ministro degli Esteri, Niels Annen. Assente anche il presidente russo, Putin, che avverte: Mosca sarà adeguatamente rappresentata”. Probabile anche l’assenza del presidente francese, Emmanuel Macron, fondamentale nella stabilizzazione della Libia. Confermata invece la presenza del generale Haftar senza il quale ogni accordo si rivelerebbe inutile.
I pilastri della stabilizzazione
Sicurezza, economia e processo politico, i passi cruciali per un cammino che per la Libia si profila lungo e complesso. Il primo pilastro è il progetto per la messa in sicurezza della capitale, che prevede la formazione di una forza istituzionale che dovrebbe progressivamente andare a sostituire le milizie: “Dovrebbero essere forze di polizia disciplinate e regolari – ha sottolineato Salamè – a proteggere la città, non le milizie”.
Secondo cardine l’aspetto economico, con la redistribuzione delle ricchezze nazionali. Un aspetto che Francesco Anghelone dell’Osservatorio sul Mediterraneo, vede cruciale per l’avvio di un processo stabile di riordino della situazione libica: “Uno dei motivi che hanno generato gli sviluppi degli eventi libici – dichiara Anghelone- è proprio una distribuzione non omogenea della ricchezza. Questo, però, rappresenta un punto critico da affrontare perchè passa attraverso un accordo politico non facile da attuare”.
Il terzo pilastro del piano è il percorso istituzionale su cui la Libia deve incamminarsi, con la convocazione di una Conferenza nazionale che, secondo Salamè, “deve essere tenuta nelle prime settimane del prossimo anno”. Un congresso che dovrebbe essere altamente rappresentativo coinvolgendo tutte le realtà politiche del Paese. La prospettiva sono le elezioni nella primavera del 2019 (Ascolta l’intervista integrale a Francesco Anghelone sulla Libia).
Il peso della Conferenza di Palermo
La Conferenza di Palermo del 12 e 13 novembre potrebbe avere un peso consistenze su tutto il percorso prospettato dal piano di azione, “solo se – aggiunge Francesco Anghelone – si potrà avere un ampio consenso, e unità di intenti tra i Paesi che hanno potere il influenzare l’area: Stati Uniti, Russia, Francia, lo stesso Egitto”. Ma l’ostacolo più duro da superare, in un contesto di caos politico con un governo conteso, sarà creare unità tra gli attori libici invitati a Palermo, ovvero il premier Fayez al Sarraj, il generale Khalifa Haftar, Aguila Saleh, presidente del Parlamento di Tobruk, e Khalid Al-Mishri, capo dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli: “Difficilmente Haftar, che ha il reale potere militare – conclude Anghelone – rinuncerà allo spazio conquistato. Scenderà a patti solo se si sentirà isolato”.
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