MALI – (11 Dicembre )

Nuovo golpe in Mali: i militari arrestano il premier Diarra



Si aggrava la crisi in Mali. Nella notte, il primo ministro Cheick Modibo Diarra è stato arrestato nella sua casa di Bamako da militari agli ordini del capitano Amadou Haya Sanogò, subito dopo si è dimesso con un discorso in diretta tv. Dura la condanna dell’Onu che minaccia sanzioni. Il servizio di Cecilia Seppia:RealAudioMP3

E’ di nuovo bufera in Mali: il premier Cheick Modibo Diarra ha annunciato le sue dimissioni e quelle del suo governo in diretta tv, poche ore dopo essere stato arrestato dai militari, gli stessi che lo scorso marzo, guidati dal capitano Amadou Haya Sanogò, hanno condotto un golpe nel Paese africano, rovesciando il regime di Tourè. La mossa arriva il giorno dopo la decisione dei ministri degli Esteri dell’Ue di promuovere una missione di addestramento militare, destinata ad aiutare Bamako a riprendere il controllo del Nord, in mano agli islamisti, legati ad al Qaeda. “Il premier è stato arrestato perché non lavorava nell’interesse della nazione”, spiegano in un comunicato i militari. Tra l’altro secondo fonti locali il primo ministro stava per partire alla volta di Parigi, per sottoporsi ad alcune visite mediche. Intanto, l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Ue Catherine Ashton ha chiesto all’esercito di non interferire nella vita politica del Paese e ha esortato il presidente in carica a nominare presto un nuovo primo ministro. Dura la condanna della Francia che deplora il colpo di stato e torna a ribadire la necessità di una forza internazionale per stabilizzare l’area.

Per un’analisi di quanto accaduto, Cecilia Seppia, ha chiesto un commento ad Anna Iannello, giornalista, esperta di questioni africane:

R. – Questo secondo golpe viene dall’insoddisfazione dei militari. Sono molto scontenti, infatti, per come tutto viene condotto. Loro premono assolutamente per un’azione di forza che liberi il Mali e temono molto invece l’intervento dei Paesi della comunità africana dell’Ovest, la Cedeao, che vorrebbero intervenire con un esercito di 3300 persone. Il 22 dicembre prossimo, l’Onu dovrebbe decidere per questo intervento militare. I tempi, dunque, spingevano e probabilmente quest’azione di forza dei militari va intesa in questa direzione: fare pressione ed impedire l’azione dall’esterno.

D. – L’arresto e le dimissioni di Diarra arrivano il giorno dopo la decisione dei ministri degli Esteri dell’Ue di promuovere una missione di addestramento in Mali, destinata proprio ad aiutare Bamako a riprendere il controllo del Nord, che è in mano agli islamisti. Quindi, questo potrebbe essere stato il movente del colpo di Stato?

R. – Non solo questo. Ancora più importante, a mio avviso, sono gli incontri che stanno facendo il gruppo islamista Ansar Dine, il gruppo dei Tuareg, il movimento nazionale di liberazione dell’Azawad, per cercare di mettere insieme i cocci di questa divisione e trovare un accordo non militare, ma di dialogo. Secondo me, i militari hanno molta paura del fatto che si arrivi ad una situazione di pace, che non passi attraverso le armi e che dia delle concessioni pesanti alle popolazioni del Nord.

D. – Tra l’altro, proprio questo avanzamento degli islamisti nel Nord preoccupa la comunità internazionale anche per paura di una islamizzazione di tutto il Mali…

R. – Infatti, quello che era sul tavolo delle discussioni di martedì scorso, a Ouagadougou, era la questione della laicità del Paese. Il governo maliano aveva detto chiaramente che questo era un punto indiscutibile. E questo è un punto importante della discussione, perché Ansar Dine, che è un movimento molto forte, ma un movimento locale di Tuareg, stava discutendo proprio del fatto di riunificare il Paese e di quanto fosse possibile ritornare alla laicità nel Nord.

D. – I militari hanno tenuto a dire che questo non è un golpe, che il presidente è ancora al suo posto e che il premier Diarra è stato arrestato, perché di fatto non lavorava nell’interesse della nazione. Vogliamo ricordare che a marzo il “copione” è stato questo più o meno questo: i militari non hanno spodestato il governo per prendere il potere, ma per dare una scossa all’esecutivo che era accusato di non fare niente per la popolazione. Quindi, ci potrebbe essere lo stesso intento dietro?

R. – Penso che la storia si ripeta in effetti. Adesso, poi, oltretutto, a breve, il presidente – che rimane presidente – Dioncounda Traorè, dovrebbe nominare un nuovo primo ministro. Vediamo se poi sarà un primo ministro che in qualche modo soddisfa di più l’interventismo dei militari. Le due linee restano quelle dei militari che vogliono intervenire per liberare il Nord del Mali: vogliono farlo loro e non vogliono assolutamente l’intervento di Francia o degli Stati Uniti. L’altra linea, invece, è quella dei politici che comunque hanno perso un’enormità di tempo. I partiti stanno discutendo tra di loro. Secondo me, al Sud, c’è poca percezione dei rischi del Nord e c’è poca percezione di quanto stiano soffrendo le popolazioni del Nord. Vorrei ricordare che quasi 500 mila persone, dalle tre regioni del Nord occupate, hanno dovuto scappare e rifugiarsi nei campi profughi: in Mauritania, Burkina Faso e in Niger.

 
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