Dunque, quanti sono i matrimoni misti celebrati nelle diocesi italiane?
Abbiamo esaminato il decennio che va al 1999 al 2008 e complessivamente le richieste di dispense e licenze per matrimoni misti e dispari sono state 10.858. Di questi matrimoni 6.401 sono matrimoni interconfessionali pari al 59% (tra cristiani in cui cè una parte cattolica e una parte cristiana). I matrimoni interreligiosi sono 839, pari all8% (con musulmani, buddisti ebrei, ecc). Sono infine una quantità rilevante i matrimoni con coniuge di altre tipologie (non battezzati, abbandoni della fede, battezzati passati ad altra confessione) che sono 3.618 pari al 33%. Dal punto di vista geografico, a parte il picco della città di Roma, i matrimoni interconfessionali, interreligiosi e altri si concentrano nelle città del Nord e del Centro, dove, come sappiamo, risiede un maggior numero di popolazione immigrata.
Avete notato un aumento di matrimoni misti nel corso del tempo?
Nel decennio preso in considerazione aumentano i matrimoni interconfessionali: se prendiamo il 1999 i matrimoni interconfessionali erano il 4%, nel 2008 sono aumentati al 7%. I matrimoni interreligiosi invece, dal primo anno fino alla fine del decennio, rimangono stabili. Aumentano invece moltissimo e cioè del 50% e questa è la novità della ricerca i matrimoni con le altre tipologie.
Nei matrimoni interconfessionali, con chi ci si sposa di più?
Riguardo ai matrimoni interconfessionali, la maggior parte sono matrimoni con ortodossi e appartenenti alle Chiese antiche orientali che sono 3.210 pari al 50% dei matrimoni interconfessionali. Sono soprattutto le donne ortodosse a sposare uomini cattolici. Il 17% sono matrimoni con partner luterani, l11% con anglicani e il 5% con valdesi metodisti.
E nei matrimoni interreligiosi, da dove proviene in maggioranza il partner?
I matrimoni interreligiosi sono nel valore totale di 839, pari all8%. La maggior parte è con partner islamico (il 52%). Seguono le religioni tradizionali asiatiche (35%), gli ebrei (11%) e, infine, le religioni di tradizione africana che sono attorno a un numero non rilevante. Riguardo ai matrimoni con islamici, sono soprattutto donne cattoliche che sposano gli uomini musulmani, sebbene nel decennio preso in considerazione cè stata una crescita di donne musulmane che sposano uomini cattolici. È il segnale di un cambiamento culturale. La prima nazione da cui provengono gli appartenenti alla religione islamica è lAlbania, seguita da Marocco, Tunisia e Algeria. Riguardo alle religioni tradizionali asiatiche: i matrimoni più numerosi sono con i buddisti. Sono complessivamente 200: la prima nazione di provenienza è il Giappone, seguita da Tailandia e Italia. La presenza di richieste di matrimoni con buddisti italiani conferma lipotesi di un numero di cattolici italiani convertiti al buddismo o di figli di convertiti al buddismo, cioè la seconda generazione di buddisti italiani.
Che cosa intendete per matrimoni con altri?
Abbiamo diviso questi matrimoni in 4 categorie: con partner con abbandono formale (e cioè con dichiarazione scritta) della fede cattolica (il 18%); abbandono notorio della fede (il 16%); la maggioranza è costituita da non battezzati (sono il 65%) e, infine, i cattolici che hanno aderito ad altre religioni (il 35%). Nel chiederci poi chi sono e a quale nazionalità appartengono, abbiamo scoperto che sono soprattutto italiani e, cioè, il 45% dei non battezzati è italiano e riguardo allabbandono notorio della fede, gli italiani sono addirittura il 98%. Partita, dunque, come una ricerca sullimmigrazione, lindagine ha via via coinvolto gli italiani aprendo dal punto di vista pastorale alcuni interrogativi sulle ragioni degli abbandoni della fede.
Nelle diocesi sono previsti itinerari di accompagnamento per coppie miste?
Nella maggior parte delle diocesi non ci sono itinerari che accompagnano prima e soprattutto dopo le famiglie. Non si conosce il percorso religioso della nuova famiglia; questo accade, forse, nel momento in cui, dopo lentusiasmo iniziale, la coppia avrebbe maggiore necessità, soprattutto quando arrivano i figli e si deve decidere la loro educazione umana e religiosa. Ne è una conferma la risposta alla domanda se esistono dei dati sul battesimo dei figli della coppia interconfessionale o interreligiosa. I numeri sono molto eloquenti; solo 4 diocesi hanno risposto sì.
Quali considerazioni finali ha tratto dalla ricerca?
Lo scenario fondamentale è quello di una famiglia soggetto di dialogo perché la famiglia ha al suo interno più religioni, più confessioni, più appartenenze. Cè anche la famiglia con un dialogo permanente tra persone credenti e persone non credenti o diversamente credenti. E siccome poi la maggior parte sono donne cattoliche che sposano, per esempio, i non credenti e i non battezzati, emerge anche un ruolo importante della donna allinterno di queste famiglie. La radice del dialogo è nella famiglia e pone molti interrogativi sul piano pastorale, sul come cioè gestire questa situazione, come accompagnare le famiglie. La ricerca poi pone interrogativi anche sulla qualità della fede dei cattolici perché se sono disposti ad abbandonarla – il 35% – vuol dire che cè qualcosa su cui riflettere.