Insieme alla Mezzaluna Rossa siriana, la Croce Rossa Internazionale è l’unico ente assistenziale operante nel Paese, eppure finora soltanto in due occasioni il regime le ha consentito di effettuare visite nelle carceri, una a Damasco e l’altra ad Aleppo, mentre non le è ancora stato possibile recarsi nei centri di detenzione allestiti dagli insorti.
Continuano intanto i combattimenti nel Paese e nelle ultime ore si sono verificati i combattimenti più violenti dallinizio della rivolta. A lanciare lallarme, l’Osservatorio siriano per i diritti umani secondo cui, solo nella giornata di ieri, sono morte almeno 105 persone: 48 civili, 16 insorti e 41 soldati governativi.
Dallalba di oggi, a Damasco, sono ripresi gli scontri tra i ribelli e le truppe fedeli al regime di Bashar al Assad: i combattimenti iniziati giovedì hanno raggiunto i quartieri centrali, tanto da spingere le autorità a inviare rinforzi nella capitale per far fronte allavanzata dellopposizione.
Checkpoint sono stati predisposti in varie zone della città, dopo che gli scontri sono arrivati nel quartiere centrale di Kafar Soussa e in aree non lontane dal palazzo presidenziale, come mostrano alcuni video pubblicati sul web dagli oppositori. Un bilancio delle violenze non è al momento disponibile: per i Comitati di coordinamento locale, le forze governative hanno bombardato il quartiere di Tadamon, nella zona sud di Damasco, uccidendo alcuni civili.
Gli stessi Comitati hanno inoltre riferito che combattimenti tra forze di sicurezza e disertori del Libero Esercito Siriano infuriano in diversi quartieri della capitale, in particolare in quello meridionale di Kfar Souseh, ma anche nei sobborghi di Nahr Aisha, Sidi Qadad, Jober e Hameh. A Tadamon durante gli scontri il capo della polizia locale, colonnello Mahmoud al-Bardan, sarebbe passato dalla parte degli insorti insieme a otto dei propri agenti.