ROMA, giovedì, 22 settembre 2011 (ZENIT.org).- “Il massiccio esodo dei cristiani costituisce una grave perdita non solo per il Medio Oriente, ma per tutta lumanità”. E’ quanto sostiene Mohammad Sammak, Segretario generale del Comitato islamo-cristiano per il Dialogo in Libano.
In un dialogo con lUfficio Stampa di Aiuto alla Chiesa che Soffre-Italia, il Presidente del segretariato permanente del Vertice spirituale islamico libanese e direttore della rivista al-Ijtihad, ha ricordato il peso dei cristiani arabi nella resistenza alla turchizzazione voluta dallimpero ottomano: “Oggi, sarebbe impossibile ricostruire il Medio Oriente senza lapporto della comunità cristiana, fondamentale in un processo come quello che abbiamo intrapreso, basato sulla dignità, la libertà ed il rispetto dei diritti umani”.
Spogliato della presenza cristiana, il mondo arabo perderebbe due volte, perché si sgretolerebbe il tessuto sociale e si assisterebbe a unascesa dei fondamentalismi. “In entrambi i casi ha dichiarato Sammak ad ACS si tratterebbe una vera catastrofe nazionale sotto tutti i punti di vista: culturale, sociale, economico e politico. E una sciagura del genere non risparmierebbe nessuno dei Paesi dOriente”.
Cristiani e musulmani sono legati da ununica civiltà, dalla stessa cultura e lingua e perfino dalla stessa origine etnica. Unidentità che lOriente ha conservato per 1500 anni e da cui si deve necessariamente ripartire per raggiungere un modello mediorientale di reale convivenza, fondato sulluguaglianza di diritti e doveri, a prescindere alla religione. “Prima di intraprendere questo percorso puntualizza Sammak è però importante acquisire consapevolezza del fatto che lesodo o lauto-isolamento cristiano ci riguarda tutti”.
Privandosi della sua molteplicità religiosa, confessionale ed etnica, il Medio Oriente perderebbe la sua bellezza e specificità, “trasformandosi da tappeto colorato a una moquette monocromatica”. Inoltre, il radicamento di una cultura chiusa che nega ogni differenza, diffonderebbe nel mondo lidea che “in Oriente non vi è posto persino per alcuni dei suoi abitanti” e che “lIslam non tollera il Cristianesimo, dopo secoli di convivenza concretizzatasi in una fiorente civiltà”.
Sotto il tallone dei regimi autocratici i cristiani hanno sofferto molto: “Con quel poco di democrazia che cè nella regione e con lancor più limitata libertà di espressione di cui i popoli di questa parte del mondo godono, è naturale aspettarsi maggiori restrizioni in materia di diritti religiosi”.
A queste premesse si è sommata lascesa del fondamentalismo e “lerrore fatale” di identificare il Cristianesimo con lOccidente e lOccidente con il Cristianesimo, fino a giungere alla “prevedibile” quanto preoccupante situazione attuale.
“Eppure fa notare Sammak, ricordando quanto accaduto nelle recenti rivolte il Medio Oriente sta cambiando, i cristiani partecipano attivamente a questo cambiamento e sono profondamente coinvolti nella costruzione della nostra società e del nostro futuro”.
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