Su Rai Storia, Cristiani in Medio Oriente: Marcella Emiliani, sono in trincea ma restano tenaci
Si intitola Cristianesimo ed è lo speciale della trasmissione Shuluq di Rai Storia, curato da Marcella Emiliani, storica del Medio Oriente e giornalista, che andrà in onda domani alle 15.30. Uno sguardo sulla realtà di ieri e di oggi delle più antiche comunità cristiane, calato nellattualità delle tensioni ancora in atto in Paesi come lEgitto, lIraq, la Siria. Ascoltiamo Marcella Emiliani al microfono di Giada Aquilino:
R. Lo speciale fornisce un quadro dellenorme mosaico delle confessioni cristiane in Medio Oriente e va anche un po più addentro a quelle maggiori: quella copta, che è la maggioritaria tra i cristiani dEgitto, poi la particolarità dei cristiani maroniti in Libano, i cristiani caldei – o assiri, come vengono chiamati in Iraq e poi, naturalmente, ci sono anche comunità minori, tipo i melkiti in Siria ad esempio. Il tutto per dare unidea di come siano autonome, autoctone oppure legate a Roma, di che tipo di storia travagliata abbiano. Ma tutto questo è stato fatto soprattutto per portare allattenzione un gravissimo dramma: cioè che ormai non passa giorno che nelle convulsioni delle cosiddette Primavere arabe gli estremisti islamici non attacchino le chiese cristiane.
D. Perché tali attacchi?
R. Perché è un nemico semplice, visibile. Certo, di Paese in Paese, le ragioni cambiano. In Egitto, per esempio nella zona di Asyut, i copti sono stati proprio il bersaglio su cui si sono esercitati gli islamisti della Jamal Islamiya e quelli della Jihad islamica. Perché i copti, essendo una comunità coesa, venivano percepiti come una élite ricca, come un élite anti-musulmana. Se si va però a vedere al Cairo dove vivono i copti, ci si rende conto che sì, è una comunità fiorente, però tutta la loro ricchezza con il tempo si è anche persa. Inoltre non si sa un numero esatto di questi cristiani mediorientali. Molto interessante è poi il caso dei cristiani assiri o caldei in Iraq: dopo loperazione Iraqi Freedom del 2003, voluta dal presidente americano George Bush, i cristiani sono entrati prepotentemente nel mirino di qualsiasi tipo di provocazione settaria. Qui la lotta principale che si gioca è tra sciiti e sunniti. E, quando non sanno chi colpire, vanno a colpire i cristiani che già da tempo si erano rifugiati per esempio a Mosul, in Kurdistan. Pensiamo poi che la cattedrale copta al Cairo, la cattedrale di San Marco, le chiese più importanti a Baghdad, il monastero di Santa Caterina sul Sinai sono stati tutti attaccati questanno più volte. Il monastero di Santa Caterina, attaccato in agosto, è stato addirittura costretto a chiudere. Ma di tutto ciò non si parla. E non si capisce perché non se ne parli. Questa è una cosa che va a colpire profondamente le radici della cultura universale.
D. Preparando lo speciale per Rai Storia, cosa colpisce? La violenza verso questa o quella comunità, le condizioni in cui si vive, le persecuzioni, una storia particolare di tenacia?
R. Certamente, la tenacia è una determinazione profonda che hanno queste comunità, perché ormai il cristianesimo è diventato la loro identità, unidentità globale. Cioè, lì essere cristiani significa vivere questa condizione integralmente. Il cristianesimo, in Medio Oriente, è in trincea: questo allarme va lanciato, perché ormai queste comunità – quando non vengono sterminate – per salvarsi migrano. Ad esempio, più della metà della comunità caldea irachena è emigrata in Europa e negli .