Mons. Lahham: Il ruolo della religione nell’evolversi delle società arabe
di Maroun Lahham
Per il Vicario patriarcale per la Giordania (e già arcivescovo di Tunisi, testimone della Primavera araba), il mondo arabo è cambiato e pone domande ai partiti islamisti che hanno agguantato il potere e all’occidente, che ha sempre sostenuto dittatori medio-orientali. Solo un islam moderato potrà avere successo politico economico e sociale. Fondamentale la difesa della libertà di coscienza e non solo di culto per i cristiani.
Parigi (AsiaNews) – Mons. Maroun Lahham, Vicario patriarcale per la Giordania e già arcivescovo di Tunisi, durante un incontro in Francia, lo scorso 19 gennaio, ha dato una conferenza sul tema “Il ruolo della religione nello sviluppo delle società arabe”. Il suo contributo è stato pubblicato sul sito del Patriarcato latino di Gerusalemme. Nel suo discorso, mons. Lahham, spiega il perché i partiti islamisti si sono “impossessati” della Primavera araba e traccia alcune piste per una società democratica del futuro. Egli avverte islamisti e occidente che il mondo arabo non è più lo stesso perché la piazza araba si è risvegliata: “una volta i popoli arabi avevano paura dei loro leader, ora sono i loro leader ad aver paura del loro popolo”. Traduzione italiana a cura di AsiaNews.
Il ruolo e il posto della religione nella società in generale e nel mondo politico in particolare, è una questione vecchia quanto il mondo. Fin dall’editto di Milano del 313 [l’editto di Costantino che garantiva la libertà di religione anche per i cristiani nell’antico impero romano – ndr], il rapporto fra questi due “mondi”, cioè la politica e la religione, ha avuto infinite variazioni: sottomissione della religione alla politica; sottomissione della politica alla religione; una chiara e piuttosto negativa separazione (la legge del 1905 – in Francia – ndr); una separazione più flessibile (nel mondo di lingua inglese e tedesca). Oggi, dal punto di vista della religione cristiana, il Concilio Vaticano II parla di “mutua indipendenza e sana collaborazione” (Gaudium et Spes, 76); dal punto di vista della politica europea si parla di “laicità positiva”. Il tempo ha attutito i toni troppo ideologici.
Ad ogni modo, quadro che sembra così bilanciato, non si applica al mondo arabo. Anzitutto, le società non sono le stesse, ma anche il ruolo della religioni nella politica e nella società non è lo stesso. La religione, o piuttosto il fatto della religione, ha sempre avuto e continua ad avere un ruolo nello sviluppo delle società arabe. Non mi fermerò al passato, perché l’argomento che ci interessa ha un forte legame col presente, con ciò che si chiama “la Primavera araba”, in special modo con quei regimi che sono subentrati, di ispirazione musulmana o con presenza di fazioni salafite.
- 1. Un primo punto da notare è che le società arabe, musulmane o cristiane, sono società con una forte matrice religiosa. Il riferimento religioso è naturale e parte della vita degli individui e delle società. Bisogna tener conto di ciò, se vogliamo capire quanto succede nel mondo arabo.
- 2. D’altra parte, dobbiamo ricordare che l’elemento religioso – il musulmano, in questo caso – era totalmente assente durante le proteste di giovani e vecchi nei recenti movimenti in Tunisia, Egitto, Yemen, Bahrain e Siria. Tali movimenti avevano un connotato sociale, politico, umano. Ciò è anche dovuto al fatto che in queste nazioni la religione non era sfidata: la religiosità araba era tranquilla, anche se il grado di appartenenza e la pratica religiosa variano da un Paese all’altro (ad es.: l’islam tunisino non è quello egiziano).
- 3. I movimenti della Primavera araba erano spontanei, senza alcuna previa struttura politica, ideologia, leader carismatico e sono stati capaci di rovesciare duri regimi politici durati 20, 30 e 40 anni.
- 4. I movimenti religiosi islamici (e la politica internazionale, ma questo è un altro tema), sono saliti sul carrozzone e giunti al potere con libere elezioni democratiche e hanno cominciato ad avere un ruolo di guida nelle trasformazioni delle società arabe. Ne parleremo ancora in seguito. Io penso che non dovremmo sorprenderci per la crescita dell’islam e dell’islamismo o della loro “vittoria” politica.
Ecco i motivi:
- a) Anzitutto, e lo ripetiamo ancora – soprattutto per gli occidentali – la religione è un elemento costitutivo nella vita dei popoli e delle società arabe.
- b) In nazioni che hanno sperimentato la Primavera araba, i sistemi politici [precedenti] non permettevano l’esistenza di alcun serio partito di opposizione. In Tunisia, ad esempio, vi erano alcuni partiti di opposizione, come pure in Egitto, ma era solo una facciata.
- c) Al contrario, i partiti islamici esistevano per davvero, eccetto in Libia (e questo è il motivo per cui – fra parentesi – essi non hanno vinto, anche se i libici sono musulmani al 100%). Tali partiti erano oppressi, perseguitati, i loro membri imprigionati, ma essi erano ben organizzati e strutturati. La persecuzione ha dato loro più forza e più decisione nel resistere e sopravvivere.
- d) Una volta che gli “oppressori” sono scomparsi, essi si sono trovati da soli ad occupare la scena politica. Essi erano ben organizzati e strutturati, con programmi religiosi e sociali molto ben definiti, ciò che non è invece il caso per programmi di tipo economico e politico. Su questo discuteremo in seguito. Sebbene prima delle elezioni sono emersi decine di nuovi partiti (in Tunisia ve n’erano più di 120), essi erano dei neonati, con nessun programma e nessuna esperienza politica; la loro voce divisa, in modo indiretto, ha aiutato il partito Nahda (il partito politico tunisino di matrice religiosa) ad ottenere una piuttosto facile vittoria.
Passando dall’opposizione al governo, i partiti religiosi sono stati costretti a parlare di economia e politica, senza rinunciare comunque al desiderio (volontà?) di cambiare la società e di farla “evolvere” in direzione islamista. Naturalmente, essi non dicono questo, e anzi si sono difesi [da queste accuse], ma ci sono molti esempi: tentativi falliti di introdurre la Sharia nella nuova costituzione tunisina; una direzione più ristretta nell’osservare il digiuno del Ramadan; velo islamico parziale e totale; discorsi politici nella moschea; tentativi di reintrodurre la poligamia; di costituire hotel “halal” e “haram” [“puri” e “impuri”]; cambiare la legge delle adozioni e la legge delle garanzie: introduzione del velo totale nelle università… Per non citare slogan quali “l’Islam è la soluzione”; “io voglio essere governato dalla Legge di Dio (Sharia)”; “una buona musulmana è una musulmana velata”; ecc…
Ciò detto, la presenza di regimi musulmani o islamisti al vertice del potere è legittima e ineccepibile dal punto di vista legale. E questo è un fatto assolutamente nuovo. In ciò vi è una lezione per l’occidente e una per i partiti musulmani. All’occidente: il Medio oriente e le nazioni arabe in generale, non sono più le stesse e un ritorno al passato è impensabile. La piazza araba è esplosa e mentre una volta i popoli arabi avevano paura dei loro leader, ora sono i loro leader ad aver paura del loro popolo. Tale cambiamento è di fondamentale importanza e non so se l’occidente è capace di percepirne il significato.
Non è più possibile, né permesso, di trattare con leader dispotici arabi, passando sopra alle violazioni dei diritti umani, con il pretesto di proteggere i propri confini dall’immigrazione illegale, o per fermare l’avanzata dei partiti islamici. I Paesi arabi sono Paesi a maggioranza islamica e l’occidente deve cambiare il suo stile di azioni e di rapporti con questa nuova realtà.
Per i Paesi arabi: quelli che scelgono di essere governati dall’islam politico, devono ricordarsi che o tale islam è moderato, oppure non ha alcuna possibilità di successo. Nessuna nazione, araba o altro, può vivere in un “ghetto” religioso o politico. Do un esempio: l’islam politico ha da trattare con le banche, segnate dagli interessi; ciò non è permesso in un islam rigidamente governato dalla sharia.
Con l’occidente che accetta nuove regole del gioco politico e con un islam politico arabo aperto e moderato, la vita diviene possibile.
Ci domandiamo: con la religione di oggi, o per quello che sarà domani in molti Paesi arabi, le società arabe potranno cambiare e quale sarà il loro ruolo nello sviluppo? Permettetemi di tracciare una risposta.
Anzitutto, non è più il tempo dei profeti e ciò che dico è solo una mia idea.
Il fatto religioso può cambiare in modo positivo e far evolvere le società arabe [a queste condizioni]:
- – Se mantiene una chiara e decisa posizione contro i movimenti salafiti – apparsi ufficialmente nei Paesi della Primavera araba – e i partiti islamici. Questo non è il caso dei governi in Tunisia e in Egitto. In queste due nazioni vi è una certa complicità fra governo e salafiti: una posizione di lasciar-fare, o una convinzione tranquilla e nobile. Di recente, le posizioni sono divenute più chiare e spero che le ragioni non siano solo le prossime elezioni in Tunisia nel giugno 2013.
- – Se l’islam politico adotta una politica democratica che garantisca i diritti umani e la libertà, a partire dalla reciprocità e dalla libertà di coscienza e non dalla libertà di culto. Questo è un punto che incontra ancora molta resistenza nel mondo musulmano perché va contro l’interpretazione letterale del Corano. Ad ogni modo qui si apre un grande capitolo su cui prima o poi dobbiamo trovare una soluzione.
- – Se accetta il gioco politico democratico, che implica la [non]procrastinazione del potere. Un sobrio esempio: Hamas a Gaza, che continua a rimandare in modo indefinito le elezioni per paura di perdere.
- – Se riesce ad offrire alle persone un programma economico valido. Anche se gli arabi sono musulmani nei loro geni, il loro primo bisogno è quello di poter vivere (primum vivere deinde philosophare) e lavorare.
- – Se riesce a offrire all’occidente una seria agenda politica ed esce – come l’occidente – dal complesso storico Est/Ovest; Crociati/Colonialismo; islamizzazione dell’Europa/evangelizzazione dell’Islam; ecc… A entrambi i poli è richiesta una purificazione della memoria per giungere a rapporti pacifico fra questi due mondi.
E se questo non succede? Se non succede, i partiti islamici avranno avuto la loro possibilità. E poiché il mondo parla di libertà e democrazia – che è già un enorme punto per le nazioni arabe e per i partiti religiosi – dovrà dare la stessa opportunità agli altri partiti. Il partito che governerà i Paesi arabi e svilupperà le società arabe sarà quello per cui centinaia di giovani hanno sacrificato la loro giovinezza e la loro vita.
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