In dieci anni in Nigeria sono stati uccisi 11.500 cristiani. Si è passati da 9.000 a 11.500 cristiani uccisi (secondo una stima prudente); dal 2000 almeno 1,3 milioni di cristiani sono diventati sfollati interni, in alcuni casi obbligati a trasferirsi altrove; 13mila chiese sono state distrutte o chiuse; migliaia di attività economiche, proprietà e case di cristiani sono state distrutte.
Le violenze delle quali sono vittime i cristiani nel Nord della Nigeria e nella cosiddetta “cintura di mezzo” sono al centro del rapporto “Crushed but not Defeated” (in italiano la traduzione suona come “Schiacciati ma non sconfitti” e richiama a un passaggio presente nella Seconda Lettera ai Corinzi 4: 8-12). Redatto dalll’organizzazione Open Doors/Porte Aperte è stato ripreso dall’agenzia Fides.
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Nella zone delle violenze cancellata la presenza cristiana
A causa delle violenze, afferma il rapporto in alcune aree della Nigeria del Nord, “la presenza cristiana è stata virtualmente cancellata o consistentemente diminuita, mentre in altre aree il numero di fedeli nelle chiese è cresciuto a causa del flusso di cristiani in fuga dalle violenze e da un certo numero di musulmani convertitesi al cristianesimo”. “In aggiunta, la coesione sociale tra musulmani e cristiani è stata messa in pericolo. La reciproca fiducia è sostanzialmente scomparsa; cristiani e musulmani sono diventati gruppi sempre più separati e distinti, raggruppati in periferie, quartieri o specifiche aree rurali” avverte il rapporto.
Non solo estremisti musulmani autori delle violenze anti-cristiane
Il documento mostra che sebbene l’etnia, il conflitto politico e la lotta per lo sfruttamento delle risorse siano note fonti di violenza nella Nigeria del Nord, le cause della violenza contro i cristiani in quest’area appaiono invece molteplici. Si possono trovare sfumature religiose, economiche e sociali allo stesso tempo. Gli elementi della violenza specificatamente mirata contro i cristiani nella Nigeria del Nord sono collegati da un comune denominatore religioso: difendere gli interessi dei musulmani del Nord, la loro identità e la posizione dell’islam. “Non solo islam radicale, Boko Haram ne è l’esempio più noto, ma anche allevatori musulmani Hausa-Fulani e l’élite musulmana politica e religiosa del Nord sono attori principali della violenza che mira a colpire la minoranza cristiana” si sottolinea nel rapporto.
La Chiesa del Nord non deve chiudersi in se stessa
Ciononostante c’è ancora un’ampia presenza cristiana nella Nigeria del Nord, col potenziale di unità e resistenza. Ma la Chiesa di questa regione – afferma il rapporto – dovrà cercare di non chiudersi in se stessa e disimpegnarsi dalla società. Dovrebbe fare l’opposto, stimolata dalla sua spinta cristiana a essere coinvolta con la società e operare per la giustizia, la pace e la riconciliazione condividendo le proprie risorse per il bene di tutti. Per fare tutto ciò – conclude il rapporto – sarà necessario l’aiuto della comunità internazionale affinché la Chiesa possa lavorare per il rinnovamento e la trasformazione della comunità cristiana e della società nigeriana del Nord in generale.
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