Il nuovo cardinale nigeriano, in particolare, ritiene che la comunità musulmana, «deve prendersi la responsabilità di “put the house in order” (di mettere a posto la casa al suo interno)» e giudica «possibile» un legame tra Boko Haram e Al Qaeda. Sostiene che le relazioni tra cristiani e musulmani sono in genere buone, ma che basta un gruppo di mille uomini armati, su oltre 150 milioni di abitanti, per creare il caos nel Paese. E ribadisce che i cattolici, che continuano a frequentare le chiese non intimoriti dagli attacchi terroristici, non sono intenzionati a creare milizie armate per difendersi: «è lo Stato che ha il dovere di proteggerci».
Rispondendo, poi, ad una domanda di Avvenire il neo porporato ha sottolineato anche limportanza della recente decisione del governo di inviare per la prima volta un ambasciatore presso la Santa Sede che sia residente stabilmente a Roma, mentre i precedenti erano accreditati anche in un altro Paese europeo dove risiedeva abitualmente. «Questo sviluppo è stato accolto molto positivamente da tutta la comunità nigeriana», ha spiegato larcivescovo di Abuja. Aggiungendo: «Questo significa che il governo nigeriano riconosce limportanza della Santa Sede anche per i nostri interessi diplomatici. La Nigeria è un Paese per metà musulmano e per metà cristiano, e tra questi ultimi noi cattolici siamo il 15/20% e allora il fatto che la Nigeria decida di mandare un ambasciatore residente presso la Santa Sede sta a significare che tutta la Nigeria – cattolici, cristiani non cattolici, musulmani – tutti riconoscono limportanza della Santa Sede, come fanno daltronde gli altri Paesi islamici che hanno già una loro rappresentanza stabile».
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