Elezioni in Marocco, bassa affluenza gli islamisti rivendicano la vittoria (afp)
RABAT – Tutto come da copione: anche se mancano i risultati ufficiali, che saranno comunicati in giornata dal governo, il partito moderato islamico Giustizia e Sviluppo (Pjd) ha vinto le elezioni parlamentari in Marocco. Il successo del movimento – ispirato al tunisino Ennahda che ha vinto le elezioni del 23 ottobre 1 – era ampiamente annunciato. Il capo del Pjd si è detto pronto ad un governo di coalizione per difendere “la democrazia” e “il buon governo”.
Altrettanto, o forse più, rilevante è il basso tasso di affluenza alle urne: hanno votato solo il 45% dei 13,6 milioni di aventi diritto. Uno smacco per il re Mohamed VI e in generale per i partiti che volevano, attraverso un’ampia partecipazione al voto, proclamare una “rivoluzione attraverso le urne” da opporre ai movimenti della primavera araba che hanno attraversato tutto il Nord Africa, a partire proprio dalla vicina Tunisia.
Certo, il dato dell’affluenza è migliore di quello del 2007, quando votò solo il 37% degli elettori, ma non abbastanza per dare al parlamento quell’ampio mandato che i partiti e il re cercavano per rendere operativa la nuova Costituzione voluta dal sovrano proprio per arginare il vento della primavera araba che soffiava da Est. Al referendum di luglio sulla Carta fondamentale, la partecipazione al voto era arrivata al 72%.
“Tutto si è svolto nella calma e nella normalità,
secondo le istruzioni del re”, ha detto in una conferenza stampa in serata il ministro dell’Interno, Taib Charkaoui. E infatti per le strade di Rabat oggi sembrava un venerdì qualunque, con poco traffico e i fedeli che a mezzogiorno si sono inginocchiati per la preghiera davanti alle moschee. Nessun manifesto elettorale, solo qualche generico volantino che invitava ad andare a votare.
I partiti in lizza erano 33, ma i maggiori erano tre: oltre al Pjd di Abdelilah Benkirane (fino a oggi all’opposizione), l’Istiqlal del premier Abbas al Fassi e l’Rni del ministro delle Finanze Salaheddine Mezouar, che fa parte del cosiddetto G8, la ‘Coalizione per la democrazia’.
Sul voto hanno vigilato 4000 osservatori marocchini e internazionali. Tra questi anche un deputato italiano, il radicale Matteo Mecacci, secondo il quale invece “dall’organizzazione delle elezioni appaiono elementi di trasparenza e pluralità: “Non ho elementi – ha assicurato – per dire che ci siano state delle frodi”.
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