OMAN – (31 Marzo 2022)

Vicario d’Arabia: Oman, Chiesa ‘migrante dal forte spirito di comunità’

Nel fine settimana mons. Hinder ha celebrato la prima ordinazione sacerdotale del Paese e impartito la cresima a circa 170 ragazzi e ragazze. La sfida è di “rispettare” i bisogni nella pastorale, scongiurando derive etniche e nazionalistiche. Sui giovani seminaristi costruire il futuro della Chiesa locale.

Mascate (AsiaNews) – La Chiesa in Oman è una realtà “migrante” composta da lavoratori indiani, filippini, europei, americani e africani, dove è forte lo “spirito di comunità” che non deve però “rinchiudersi” assumendo derive di stampo “etnico o nazionalistico”. A raccontarlo è mons. Paul Hinder, vicario dell’Arabia meridionale (Emirati, Oman e Yemen) e amministratore apostolico sede vacante dell’Arabia settentrionale (Kuwait, Arabia Saudita, Qatar e Bahrain), che nel fine settimana scorso ha celebrato la prima ordinazione sacerdotale del Paese. Come in tutte le realtà del Golfo, spiega ad AsiaNews, “la sfida è quella di rispettare i bisogni di ciascuno nella pratica pastorale” partendo “dalla lingua”, ma “mantenendo il legame a livello comunitario” anche se “non è sempre facile “perseguire l’obiettivo”.

Le due parrocchie della capitale “sono i punti di riferimento più importanti”, sottolinea mons. Hinder, poi vi sono altri due centri nel nord, vicino al confine con gli Emirati Arabi Uniti (Eau) e una a sud, a Salalah, lontana mille chilometri da Mascate e “con un solo sacerdote”. Nessuno dei parrocchiani “è cittadino dell’Oman”, prosegue, ma sono tutti “immigrati per lavoro” che possono riunirsi, celebrare l’eucaristia e pregare beneficiando di una generale libertà di culto “in una realtà viva, vitale, che propone la lettura della Bibbia e la recita del Rosario”.

Parlando della prima ordinazione, il vicario d’Arabia racconta di “un’atmosfera bella, di partecipazione, anche se vi sono tuttora alcune limitazioni imposte dalla pandemia [di Covid-19] che comportano restrizioni al numero dei partecipanti. Inoltre, vi sono ancora persone reticenti ad andare in chiesa per la paura del virus, ma questo non ha impedito una forte presenta di una comunità che si è stretta” attorno a p. Dickson Eugene. Il sacerdote, racconta mons. Hinder, “è cresciuto nella parrocchia” dei santissimi Pietro e Paolo di Mascate, e “qui ha prestato servizio come chierichetto, ha frequentato la scuola, per poi andare dai salesiani. Era molto felice e grato” di aver ricevuto il sacramento “nella sua parrocchia”.

Per il vicario sono proprio la “vitalità e la ricchezza” di questa realtà parrocchiale uno dei motivi che hanno permesso al giovane di coltivare la fede e di “vivere in preghiera e carità, mostrando attenzione e cura verso i più bisognosi”. Proprio il suo percorso e la sua testimonianza, la relazione che ha saputo costruire negli anni con gli altri giovani “possono costituire un esempio per altri ragazzi e ragazze” che potrebbero decidere di compiere lo stesso cammino. “Infatti, vi sono – conferma – altri due o tre giovani, cresciuti nella parrocchia, che stanno studiando con la prospettiva di una futura ordinazione. Come ve ne sono negli Emirati, in Bahrain… non sono migliaia, ma ci sono” e rappresentano il futuro della Chiesa d’Arabia.

Oltre all’ordinazione, lo scorso fine settimana si sono celebrate le cresime di decine di giovani e l’incontro di tutti i sacerdoti del Paese, per un momento di riflessione e approfondimento delle questioni più importanti: “Nella parrocchia di Pietro e Paolo 95 ragazzi e ragazze hanno ricevuto la cresima la mattina del 26 marzo; nel pomeriggio altri 72 in quella dello Spirito Santo a Ghala. Tutti giovani fra i 13 e i 14 anni, per una festa di comunità ben preparata e partecipata”.

Nell’incontro con i preti sono emerse invece le sfide per il futuro, a partire dalla questione migranti “che stanno perdendo il lavoro, dato che il governo ha lanciato una politica volta a favorire l’occupazione dei locali. Ciò ha innescato una fuoriuscita che si riflette sulla fisionomia delle parrocchie, con numeri che stanno diminuendo visibilmente anche se, almeno finora, non a livelli drammatici”. Ecco perché diventa essenziale assicurare un impiego, oltre ad assicurare un “adeguato percorso di formazione per i giovani che passa attraverso la presenza di catechisti nelle parrocchie. Anche questo – conclude mons. Hinder – è un problema che la Chiesa locale è chiamata ad affrontare”.

Il testo originale e completo si trova su:

https://www.asianews.it/notizie-it/Vicario-d’Arabia:-Oman,-Chiesa-migrante-dal-forte-spirito-di-comunità’-55483.html

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