Lahore, paura e angoscia fra i familiari della giovane arrestata per blasfemia
di Jibran Khan
Shamim Masih è da giorni in stato di fermo con laccusa di aver insultato Maometto. Fonti locali raccontano è stata punita per essersi rifiutata di convertirsi allislam. La famiglia in silenzio nel timore di rappresaglie. Vescovo di Islamabad: un nuovo abuso contro i cristiani in nome della legge nera.
Lahore (AsiaNews) – Sono in preda al terrore e alla paura i familiari di Shamim Masih, 26enne cristiana pakistana, originaria del Punjab, agli arresti con l’accusa di blasfemia. La giovane, madre di una bambina di cinque mesi, è in stato di fermo dal 28 febbraio scorso presso la caserma del distretto di Bahawalnagar, a Lahore, perché avrebbe pronunciato “insulti al profeta Maometto”. In realtà, raccontano fonti in condizioni di anonimato, l’hanno incriminata alcuni parenti – convertiti di recente all’islam – perché si è rifiutata di compiere la medesima scelta. “Sono felice della mia fede cristiana” avrebbe detto loro in risposta alle lusinghe, scatenando una violenta reazione sfociata prima in minacce e poi nell’infamante capo di imputazione.
La famiglia di Masih vive giornate di angoscia e preferisce non rilasciare dichiarazioni alla stampa, nel timore di esacerbare gli animi e scatenare rappresaglie di gruppi estremisti. Intanto leader della Chiesa cattolica condannano l’ennesimo caso di abuso della “legge nera”, emerso in concomitanza con l’appello lanciato da 50 attivisti per i diritti umani e personalità politiche di primo piano all’Onu per la liberazione di Asia Bibi (cfr. AsiaNews 14/03/2012 Petizione all’Onu per Asia Bibi. In Pakistan, un’altra cristiana accusata di blasfemia).
Il vescovo di Islamabad/Rawalpindi mons. Rufin Anthony afferma ad AsiaNews che “si tratta di un fatto scioccante” perché ancora una volta “vi è un abuso della legge sulla blasfemia nel Punjab”. Il prelato ricorda la demolizione dell’istituto cattolico a Lahore, in cui sono andati distrutti “una chiesa, bibbie, una statua della Vergine Maria” e “non è stato aperto un fascicolo di inchiesta” in base alla “legge nera” pur davanti a prove evidenti. In questo caso, al cospetto di prove inconsistenti e per un fatto minore, i solerti poliziotti “hanno aperto immediatamente un caso in base alla norma 295-C del Codice penale” contro una cristiana. Egli auspica l’intervento delle autorità competenti perché “siano assicurati ordine e giustizia” per la donna.
Parole dure vengono espresse anche da p. John Mall, sacerdote e attivista di Multan, secondo cui vi è “un abuso enorme” della legge sulla blasfemia che viene sfruttata per colpire le minoranze senza che vi sia un monitoraggio attento e puntuale del fenomeno. “Il governo del Punjab – aggiunge – è un osservatore silenzioso e consente che vi siano questo tipo di abusi della legge”. Egli sottolinea che “è giunto il tempo di farsi sentire”, altrimenti la comunità cristiana “sarà zittita per sempre”.
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