Roma (AsiaNews) Provocare lestremismo islamico non è utile alla causa dei cristiani in Pakistan; per questo ho intrapreso un percorso fedele alle mie idee e sensibilità, con lobiettivo di risolvere i problemi nel profondo, contrastando alla base lemarginazione sociale, economica ed educativa delle minoranze. È quanto spiega ad AsiaNews Paul Bhatti, fratello del ministro per le Minoranze Shahbaz, ucciso a colpi di pistola dagli estremisti islamici il 2 marzo scorso. Oggi Paul, a lungo medico in Italia, è Consigliere speciale del Primo Ministro per le minoranze religiose un ruolo che il presidente Zardari intendeva affidare solo a un membro della famiglia Bhatti e, in questa veste, ha voluto promuovere una politica di approccio con la maggioranza musulmana improntato al dialogo, nel solco tracciato da Shahbaz: abbiamo cambiato tattica rispetto a un passato spiega Paul in cui avvenivano più morti, uccisione e violenze, che soluzioni o proposte. Una scelta che ha sollevato critiche e perplessità fra i leader cristiani, mentre cominciano a emergere i primi risultati sul fronte del dialogo interreligioso.
Il Consigliere del premier Gilani sconfessa quella che definisce lidea sbagliata, secondo cui lesecutivo non sta facendo nulla per risollevare la condizione delle minoranze del Paese, vittime di persecuzioni e violenze. Ho seguito da vicino il lavoro di mio fratello, aiutandolo da un punto di vista economico racconta Paul Bhatti e quando ho visto leredità che ha lasciato dopo la morte, la lotta a difesa di emarginati e oppressi, ho capito che sarebbe stato un peccato enorme vanificare il lavoro di anni. Egli non risparmia un monito verso quanti hanno sostenuto Shahbaz per benefici personali e che, una volta promossi a incarichi di potere, si sono arricchiti, hanno costruito ville, mentre lui chiarisce Paul ha vissuto in una casa in affitto che, oggi, continuo a pagare io. Shahbaz Bhatti ha ricoperto per due anni e mezzo, unico caso nella storia recente delle minoranze pakistane, il ruolo di ministro federale, ma il suo lavoro a favore dei non musulmani continuava da 28 anni, da uomo libero, da leader di partito, senza cercare riconoscimenti o gratificazioni economiche o istituzionali.
Parlando del proprio lavoro e dei rapporti con i musulmani moderati, Bhatti (nella foto con Benedetto XVI e l’imam di Lahore) sottolinea che pur con qualche rammarico esso infonde tanta speranza, perché riusciamo a conseguire gli obiettivi che ci siamo prefissati. Egli spiega che sono quattro i punti attorno ai quali ruota il programma per lo sviluppo delle minoranze: educazione per tutti; finanziamenti, risorse e lavoro per migliorare la situazione economica; dialogo interreligioso e interazione fra minoranze, in previsione di un inserimento allinterno della società a maggioranza musulmana; protezione e assistenza legale alle persone discriminate.
In questi giorni il consigliere speciale è in Italia, dopo aver partecipato a conferenze in Europa e incontrato leader di governo fra cui la cancelliera Angela Merkel, che ha rinnovato le condoglianze per la morte di Shahbaz e, a nome dellesecutivo tedesco, manifestato il sostegno per il suo lavoro: conti sempre su di noi, questo è quanto ha confidato la Merkel a Paul Bhatti. Nei prossimi giorni egli rientrerà in Pakistan, per promuovere un lavoro che inizia a dare i suoi frutti, come emerge da un episodio avvenuto di recente: a Gujranwala, nel Punjab, hanno accusato la comunità cristiana racconta di blasfemia per il rogo di un Corano. Sono andato di persona a verificare la situazione e, attraverso il dialogo con i leader islamici locali, si è scoperto che lautore era un musulmano. Anche questo è un segno di cambiamento.
Il dialogo interreligioso si sviluppa anche allestero, attraverso una serie di incontri con capi musulmani di Turchia, Iran, Arabia Saudita, Egitto, durante i quali aggiunge è emerso un punto fermo: lestremismo è sempre da condannare, perché uccidere in nome della fede è sbagliato. Un messaggio che egli vorrebbe portare anche allinterno della società pakistana. Il rammarico, invece, deriva dalla presa di coscienza che la battaglia di Shahbaz Bhatti a favore delle minoranze pakistane è stata una lotta solitaria e non ha un sostegno forte anche fra i leader cristiani. La politica pakistana è segnata da corruzione e lotta interna per il potere; anche le cariche governative e istituzionali possono trasformarsi in un mezzo per conquistare potere, prestigio e ricchezza personale. Al contrario, Paul Bhatti rivendica il principio dellunità fra cristiani e cittadini pakistani, quale unica via per il riscatto delle minoranze e della nascita di una società che sappia perseguire gli obiettivi di pace, libertà personale e multiculturalismo.
Per continuare lopera iniziata dal fratello Shahbaz, il consigliere per le Minoranze si è affidato a Cristo: se non avessi fede confida Paul ad AsiaNews non avrei nemmeno iniziato questo cammino. La famiglia Bhatti è permeata dalla fede cattolica, semplice ma profonda e radicata in tutti e cinque i fratelli grazie allinsegnamento dei genitori. Recitavamo il rosario tutte le sere aggiunge e si andava a messa almeno quattro volte alla settimana. Ho studiato in un collegio di frati e questo mi ha permesso di crescere guardando a Cristo. Tuttavia, conclude Paul Bhatti, la fede di Shahbaz era molto più forte e solida della mia, pregava molto e ha vissuto la propria vita con una dedizione totale alla vocazione.
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