Faisalabad: leader musulmani scagionano giovane cristiano da false accuse di blasfemia
di Shafique Khokhar
Philips Masih è stato incriminato per aver rimosso un poster dalle pareti di casa. Un vicino musulmano ha chiesto lintervento di un gruppo armato, per punire il presunto blasfemo. La polizia e le autorità hanno scongiurato unescalation di violenze. In realtà vi erano precedenti dissapori e il musulmano era in cerca di vendetta.
Faisalabad (AsiaNews) – Sono ancora nascosti in un luogo sicuro il 19enne cristiano Philips Masih e la sua famiglia, vittime nei giorni scorsi di un caso di blasfemia che si è concluso in modo positivo grazie anche all’intervento di alcuni leader musulmani e delle forze dell’ordine. Tuttavia, per motivi di sicurezza – confermati da timori di rappresaglie da parte di frange estremiste islamiche – essi resteranno in un luogo segreto sino anche la situazione non si sarà calmata. Anche la polizia ha predisposto un rafforzamento dei controlli nell’area, con lo stanziamento di agenti in tenuta anti-sommossa, per scongiurare possibili attacchi o veri e propri pogrom anticristiani, come avvenuto più volte in passato per vicende legale alla “legge nera”.
Il fatto risale al 13 aprile ed è avvenuto nell’area di Daudnagar, a Faisalabad (Punjab) teatro nel luglio 2010 di un gravissimo episodio di violenze anticristiane. Due pastori protestanti – Rashid Emmanuel e Sajid Emmanuel – a processo per blasfemia, sono stati assassinati all’esterno del tribunale da un commando di matrice estremista. Questa volta la vittima della “legge nera” è Philips Masih, commerciante in materiale elettrico. Egli è stato incriminato dal vicino Muhammad Jameel, per aver rimosso una locandina (nella foto) dalle mura di casa, sulla quale era impresso l’invito a una conferenza di esperti islamici.
Dopo aver visto il giovane cristiano intento a rimuovere il poster e avergli intimato di smettere, Jameel ha chiamato a raccolta un gruppo di musulmani armati pronti a colpire. Solo il tempestivo – in questo caso – intervento della polizia ha scongiurato un attacco di massa contro la minoranza. Gli agenti hanno prelevato Philips e la famiglia, nascondendoli in un posto sicuro nel quale si trovano ancora adesso a distanza di quattro giorni. Nel frattempo Muhammad Jameel e i suoi compagni hanno cercato di denunciare alla magistratura il giovane cristiano, in base alla legge 295 B del Codice penale pakistano. Tuttavia, la testimonianza di alcuni abitanti e l’intervento decisivo di leader religiosi islamici – fra cui Muhammad Rehan, membro del Comitato per il dialogo interreligioso e il muftì Muhammad Zia Madni – hanno portato al decadimento di ogni accusa.
Nel corso dell’inchiesta sono inoltre emersi precedenti dissapori fra Philips Masih e Muhammad Jameel. Il giovane cristiano aveva preso in affitto un locale di proprietà del vicino musulmano, per la propria attività di commerciante. Nelle scorse settimane il padrone ha imposto la chiusura del negozio, perché in arretrato nei pagamenti. Una volta che il giovane cristiano ha saldato il debito ha, al contempo, rescisso il contratto di locazione per le perdite subite durante il fermo. Una decisione che ha infastidito Jameel e che ha scatenato un violento alterco fra i due.
Interpellato sulla vicenda, l’ex parlamentare cristiano Jeol Aamir Sahotra manifesta ad AsiaNews la più ferma condanna sull’episodio, al cospetto di personaggi che “continuano a usare le leggi sulla blasfemia per un tornaconto personale”. Tuttavia, egli vuole anche ringraziare “i leader religiosi musulmani, l’amministrazione locale e la polizia che hanno risolto in modo pacifico la vicenda”. Ricordando il sacrificio di Shahabz Bhatti e il dramma di Asia Bibi, ancora oggi in carcere e in attesa di appello, il politico cristiano sottolinea la sua lotta contro la “legge nera”, che ancora oggi lo rende oggetto di minacce di morte, sebbene il governo abbia deciso di recente di togliergli la scorta.
Il testo completo si trova su: