PAKISTAN – (6 Ottobre 2021)

Islamabad, i talebani e il bisogno di stabilità

di Alessandra De Poli

L’esperto Muhammad Amir Rana: “Gli obiettivi primari del Pakistan sono proteggersi dall’India e favorire gli investimenti infrastrutturali cinesi. Per farlo il governo di Imran Khan sta scendendo a patti con i Ttp, ma i negoziati degli ultimi giorni non porteranno a nulla di concreto”. Da luglio a metà settembre registrati 55 attentati contro le forze di sicurezza pakistane con almeno 149 morti.

Islamabad (AsiaNews) – “Gli Stati Uniti dovranno prima o poi riconoscere il governo talebano in Afghanistan”. Lo ha detto qualche giorno fa in un’intervista all’emittente turca TRT World il primo ministro del Pakistan Imran Khan, sulla scia di precedenti affermazioni alla Cnn in cui dichiarava che la via per la pace nella regione passa attraverso il dialogo con i talebani.

Detto fatto: qualche giorno fa Islamabad ha siglato un accordo di cessate il fuoco con i Tehreek-e-Taliban Pakistan (Ttp), i talebani del Pakistan. Un’intesa che giunge dopo che a metà settembre il presidente pakistano Arif Alvi e il suo ministero degli Esteri Shah Mahmood Qureshi avevano promesso l’amnistia ai terroristi che avessero deposto le armi e abbandonato l’ideologia estremista per creare un emirato in Pakistan.

“La visione del governo pakistano è troppo ottimistica”, commenta da Islamabad ad AsiaNews Muhammad Amir Rana, direttore del think tank indipendente Pak Institute for Peace Studies (Pips). “Sono negoziati diretti tra gruppi di Ttp e i rappresentanti del governo. Ma la visione di Imran Khan è semplicistica: il governo pensa che offrendo ai talebani un posto al governo ci sarà la pacificazione, ma questa strategia è già fallita in passato”. “Anche la società civile è contraria ai negoziati – continua l’esperto – perché la vede come un’offesa nei confronti di tutte quelle persone che hanno perso la vita negli attentati”.

Khan ha chiesto ai talebani pakistani di deporre le armi, ma questi, dopo l’intervista del premier a TRT, hanno esortato i propri combattenti a continuare gli attacchi: vogliono l’implementazione della shari’a e il rilascio dei prigionieri. Da luglio a metà settembre il Pips ha registrato 55 attentati contro le forze di sicurezza pakistane. Nei sei mesi precedenti i Ttp ne avevano rivendicati 53. Solo a settembre sono stati uccisi 149 membri delle forze dell’ordine nelle aree tribali al confine con l’Afghanistan ma, mette in luce Rana, “nei negoziati non c’è stato nessun coinvolgimento di esperti di sicurezza o funzionari militari che operano in queste zone”.

Sorti dalla fusione di grippi tribali armati nel dicembre 2007, i Ttp sono per lo più fuggiti in Afghanistan nel 2014 dopo una violenta repressione armata condotta da Islamabad. “Imran Khan pensa che i Ttp siano solo un insieme di movimenti religiosi, quando in realtà hanno connessioni multiple con i cugini afghani: non solo ideologiche, ma anche etniche, tribali e storiche”, spiega il ricercatore. “E ora i Ttp hanno aspirazioni politiche per quanto riguarda le aree tribali al confine”. La frontiera è porosa e i talebani la vedono come una linea di divisione temporanea. “La linea Durand era stata tracciata per dividere l’Afghanistan dall’India britannica, ma diversi gruppi estremisti, tra cui i Ttp, non la riconoscono”, continua il direttore del Pips. “Con la pace in Afghanistan, il Pakistan spera di poter ottenere nei negoziati di rendere questo confine permanente. C’è un timido ottimismo, ma è difficile che accada”. In queste zone, che i pashtun considerano parte del loro territorio, sono stati progettati gli attacchi dell’11 settembre, ed è qui che i Ttp vogliono fondare un altro Emirato dopo quello di Kabul.

Il governo pakistano teme l’instabilità anche per un’altra ragione, l’India: “La strategia di lungo termine è sempre stata quella di cercare protezione da potenziali attacchi da parte di Delhi. Il Pakistan ha paura che l’India colpisca il Paese alle spalle e che a questo scopo fomenti i gruppi separatisti”, commenta Rana, che è autore di diversi libri sul terrorismo. “Il Pakistan cerca quindi di avere confini sicuri. Nella visione di Imran Khan, un governo stabile in Afghanistan ridurrebbe al minimo le interferenze indiane. Per cui, anche se Imran Khan magari non appoggia ideologicamente il nuovo governo di Kabul, vuole che i talebani consolidino il loro potere per salvaguardare i propri interessi strategici. In questo contesto paradossalmente i Ttp sono visti come il male minore”.

Ma il Pakistan cerca stabilità anche per favorire “progetti infrastrutturali transnazionali nella regione” e continuare ad attrarre gli investimenti nel Paese, in particolare quelli cinesi. Sia Islamabad sia Pechino hanno ritenuto responsabili i Ttp per un attacco nel distretto di Kohistan che ha ucciso 9 ingegneri cinesi che stavano lavorando a un progetto idroelettrico. Il China-Pakistan Economic Corridor è un insieme di progetti infrastrutturali iniziati nel 2013 che valgono 62 miliardi di dollari. “La Cina non vuole intervenire direttamente, cerca la stabilità minima per continuare gli affari”. Imran Khan spera che avere un ruolo politico nella regione porti anche a un ritorno economico, di cui Islamabad ha disperato bisogno. Ma “non è detto che vada a finire così”, conclude Rana.

Il testo originale e completo si trova su:

http://www.asianews.it/notizie-it/Islamabad,-i-talebani-e-il-bisogno-di-stabilità-54220.html

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