PAKISTAN – ( 9 Maggio )

Pakistan, elezioni vicine ma i talebani minacciano attacchi durante il voto



Pakistan alle urne sabato per le elezioni generali, in un clima di forte tensione. Decine i morti nelle settimane di campagna elettorale, con una lunga serie di attacchi sferrati dai talebani. I combattenti islamici pensano inoltre ad attacchi kamikaze durante le elezioni. La minaccia è contenuta in una lettera del leader del gruppo, in cui si parla di un “sistema di infedeli chiamato democrazia”. A finire nel mirino dei rivoltosi, anche il figlio dell’ex premier Gilani, rapito oggi durante un comizio. Ma quanto è importante questa tornata elettorale per la tenuta del Paese a livello politico-istituzionale? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Massimo Campanini, docente dell’Islam contemporaneo presso l’Università di Trento:RealAudioMP3

R. – Secondo me, la tornata è fondamentale perché il Paese deve essere rifondato. Dai tempi di Musharraf, in realtà il Pakistan ha attraversato una fase di estrema instabilità. Quindi, c’è da sperare che le nuove elezioni possano dare al Paese quella stabilità che ha perduto. Naturalmente, le premesse non sono buone perché la scia di sangue sembra preludere a lotte e contrasti interni ancora più forti. Però, la speranza è quella che le nuove elezioni garantiscano una nuova stabilizzazione.

D. – Secondo lei, non si corre il rischio che le violenze mettano in secondo piano quello che è un passaggio importantissimo per la democratizzazione del Paese?

R. – Le violenze sono sempre in grado di mettere in difficoltà la democratizzazione, ma penso che all’interno del Paese ci siano delle forze che stanno lavorando positivamente per uscire da una situazione di stallo. Certamente, ci sono altri elementi della vita politica pakistana che preferirebbero una “balcanizzazione” del Pakistan e che vedrebbero favorevolmente una frantumazione religiosa lungo faglie etniche interne al Paese.

D. – Le tensioni che vive questo Paese sono indissolubilmente legate anche ai rapporti complessi con uno dei suoi vicini, l’Afghanistan, un legame da sempre pieno di criticità…

R. – È sempre stato pieno di criticità, perché da molti anni il Pakistan ha cercato di controllare l’Afghanistan. In realtà, l’Afghanistan ha costituito sempre una sorta di territorio di profondità strategica per quello che potremmo chiamare “l’espansionismo pakistano” e gli equilibri di potenza regionali che evidentemente coinvolgono anche l’India. Per cui, è evidente che il Pakistan abbia interesse a controllare l’Afghanistan. E dal punto di vista dei talebani – soprattutto delle forze più estremiste che operano all’interno dell’Afghanistan – c’è il tentativo, esattamente al contrario, di mettere in discussione il controllo pakistano sull’Afghanistan. Quindi, evidentemente i due interessi sono contrastanti e questo dà luogo oltre alle divisioni di tipo etnico, settario e religioso, a delle frizioni che sono molto pericolose.

D. – Insomma, crede che il Pakistan riuscirà a trovare la strada verso quella normalizzazione che lo accrediterebbe pienamente presso le cancellerie internazionali?

R. – La speranza è quella, perché l’area è molto delicata e ha bisogno di stabilizzazione. I processi democratici dovrebbero favorire potenzialmente questa stabilizzazione. L’importante è che le divisioni e le faglie di tipo etnico e religioso non compromettano quella che ormai sembra da molti anni – dalla caduta di Musharraf e dell’assassinio di Benazir Bhutto – una specie di transizione infinita.

Testo proveniente dalla pagina

 
 

del sito Radio Vaticana
condividi su