
Ancora scontri in Egitto: la primavera araba si sta rivelando un boomerang?
Quando si apre un sistema politico ad una più ampia partecipazione ci sono dei rischi da mettere in conto, dovuti alla democrazia, che non sempre dà dei risultati auspicabili da una parte o dallaltra. In questi momenti bisognerebbe chiedersi qual è lalternativa: tornare al sistema politico dellepoca di Mubarak o Ben Ali, quando questi partiti erano considerati fuori legge e non potevano partecipare alle elezioni? Non è meglio avere lIslam politico allinterno del sistema istituzionale piuttosto che fuori? È una fase di transizione necessariamente convulsa. Non sappiamo come andrà a finire, perché potrebbe portare a un irrigidimento del sistema gestito dallislamismo. Ma non direi che non vale la pena provare la strada democratica. Certo, insieme alle regole democratiche bisogna anche lavorare per creare una cultura democratica. Bisogna constatare se cè lattaccamento ai valori democratici, se cè il pluralismo, se cè la libertà della società civile, strumenti altrettanto essenziali della democrazia. Non bastano solo le elezioni e le maggioranze a legittimare una nuova classe di governo. È necessario anche il resto.
I manifestanti egiziani però protestano perché sentono tradita la rivoluzione
Certo, questo è un elemento di grande preoccupazione. Hanno ragione a protestare. Tuttavia, siamo davanti a unelezione, non siamo davanti a un usurpatore del potere. Ma la legittimazione di un nuovo governo avviene anche attraverso un processo dinclusione. Il mandato elettorale non va interpretato a favore di una parte e a discapito di unaltra. Un presidente dovrebbe rappresentare un intero Paese, comprese le forze di opposizione. Tutto il discorso funziona da un punto di vista teorico. Il problema è che in Paesi in cui si esce da un sistema politico bloccato per decenni bisogna costruire la cultura democratica. E questo non è affatto semplice. I nostalgici di Mubarak, secondo me, hanno torto. Noi occidentali abbiamo sostenuto per decenni dei regimi tuttaltro che democratici per interessi legati allenergia, al flusso dei migranti e per ragioni legate alla sicurezza, ma abbiamo confuso la sicurezza con la continuità. È arrivato un momento in cui questa equazione è diventata insostenibile. Il punto non è dire: aveva ragione Mubarak o Ben Alì. Il problema è riuscire a gestire questo rischio.
LEuropa dovrebbe giocare un ruolo più attivo con questi Paesi?
La mia impressione è che lEuropa finora non abbia detto una parola chiara sulla primavera araba: è una cosa positiva o negativa? È qualcosa che immette nel circuito dei rapporti euro-mediterranei un elemento di speranza o accresce ancora di più la diffidenza e la paura? Credo che gli Stati Uniti siano stati molto più pronti a dare un segnale di sostegno, pur con tutti i distinguo e le precisazioni che vanno fatte. LEuropa è andata invece un po in ordine sparso. A livello di approccio politico mi sembra prevalga ancora un senso di diffidenza o di attesa. Secondo me, ci vorrebbe un impegno molto più forte. In Europa – in Italia, Germania, Francia, Belgio
– ci sono state esperienze forti dimpegno politico motivato da convinzioni religiose. Tutta lesperienza della Democrazia cristiana ha avuto un valore fondamentale. Bisognerebbe allora cominciare un dialogo serio con lIslam politico per condividere queste esperienze. Sottolineare che è possibile un impegno politico sulla base di convincimenti religiosi cercando, al tempo stesso, il pluralismo, rispettando il quadro istituzionale e i processi democratici. Su questo siamo stati molto timidi. È un contributo concreto che lEuropa, sulla base della sua storia politica, potrebbe dare allIslam politico. Dimostrare cioè che, se cè stata una Democrazia cristiana, può esistere anche una Democrazia islamica (non islamista).
Però nelle società civili di questi Paesi il dibattito pubblico sembra volgere più su derive islamiste che sulla democrazia da costruire
Sì, sono dibattiti abbastanza fisiologici se si apre un sistema sociale e politico alla partecipazione. A mio parere, non esiste uno scontro di civiltà. Esistono degli scontri allinterno delle civiltà: visioni diverse su come una cultura o civiltà debba organizzarsi, che attraversano in modo trasversale la stessa Europa e molte parti del mondo, dove è in discussione il modello di società, il ruolo della religione, la dimensione dei diritti individuali e lo spazio dellidentità collettiva. Sono questioni enormi che non possono essere ridotte a scontri tra fazioni, è il riflesso di un disagio che viene da molto più lontano.