(Bruxelles, dal nostro inviato) – Davanti a fenomeni come la primavera araba non bisogna generalizzare, mostrando paura o gioia, né tantomeno attendersi un cambiamento istantaneo del mondo arabo. Serve evitare panico e polarizzazioni a vantaggio del dialogo, unico strumento per attenuare tensioni e risolvere problemi che pure ci sono e non vanno nascosti. Lo ha detto il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, nel suo intervento al seminario di studio I cristiani nel mondo arabo, un anno dopo la primavera araba, promosso a Bruxelles dalla Comece, dallEpp e dal Gruppo europarlamentare conservatore e riformista (Ecr). Per 40 anni diversi paesi mediorientali hanno goduto di immobilismo ed ora con la primavera araba non si può pensare a immediate e serene dinamiche sociali ha spiegato il francescano che ha evidenziato lesistenza di cambiamenti che suscitano preoccupazioni come le Costituzioni che si vanno riscrivendo e nelle quali anche i partiti devono rientrare. Lungi dal generalizzare la situazione nella regione, la Siria è diversa dallIraq e lo stesso vale per lEgitto, non si possono negare le tensioni tra musulmani e cristiani che non vanno separati ma uniti dal dialogo. (segue)
19:22
Linvito al dialogo non è su temi di fede ma di vita, ha specificato il Custode, che da oltre 20 anni vive a Gerusalemme, in particolare sul tema della piena cittadinanza come il Sinodo per il Medio Oriente ha messo in evidenza. Dialogare, per esempio, sui diritti del lavoratori, sulle libertà. Il dialogo deve essere tra credenti e riguardare anche la globalizzazione. Ci sono – ha detto Pizzaballa – religiosi musulmani con i quali è un piacere dialogare. Non ci sono solo persecuzioni. Evitiamo panico e polarizzazioni senza cadere in facili irenismi. I cristiani – ha concluso – sono parte integranti di questi Paesi, e hanno contribuito alla loro identità e costruzione. Ed oggi, come allora, continuare a dare questo contributo è possibile.
Linvito al dialogo non è su temi di fede ma di vita, ha specificato il Custode, che da oltre 20 anni vive a Gerusalemme, in particolare sul tema della piena cittadinanza come il Sinodo per il Medio Oriente ha messo in evidenza. Dialogare, per esempio, sui diritti del lavoratori, sulle libertà. Il dialogo deve essere tra credenti e riguardare anche la globalizzazione. Ci sono – ha detto Pizzaballa – religiosi musulmani con i quali è un piacere dialogare. Non ci sono solo persecuzioni. Evitiamo panico e polarizzazioni senza cadere in facili irenismi. I cristiani – ha concluso – sono parte integranti di questi Paesi, e hanno contribuito alla loro identità e costruzione. Ed oggi, come allora, continuare a dare questo contributo è possibile.
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