l’appello alla pace di un giovane palestinese

QUESTE PAROLE A GAZA POTREBBERO COSTARMI LA VITA

Gli estremisti di entrambe le parti promuovono l’idea che l’altra parte sia composta esclusivamente da nemici che meritano di morire. Hamas è una copia esatta del regime iraniano e Israele sta conducendo una guerra di vendetta. Parole di pace e dialogo da Gaza.

«Il mio nome è Abdullah. Ho 30 anni e vivo nella Striscia di Gaza». Inizia così il racconto pubblicato dal sito israeliano The Liberal, e ripreso dal quotidiano Haaretz : una testimonianza diretta dell’orrore che si sta vivendo nella striscia di territorio controllata da Hamas.
Abdullah descrive le conseguenze della guerra sulla sua famiglia: due sorelle uccise, la madre ferita e la casa distrutta e aggiunge «rubo un’ora alla lotta per la sopravvivenza per scrivere parole che potrebbero costarmi la vita».
« Innanzitutto, voglio chiarire la mia posizione riguardo all’attacco terroristico del 7 ottobre ». Queste violenze , scrIve, « non ci rappresentano affatto. Niente ci ha ferito, distorto la nostra causa o danneggiato le nostre giuste richieste più di questo attacco terroristico» .
Per Abdullah «molto prima del 7 ottobre, Hamas ha smesso di rappresentare me e molti altri come me». Per lui ( e per molti) dice “ Hamas è un governo religioso, totalitario e tirannico che limita la libertà di espressione. È una copia esatta del regime iraniano.»
Ricorda come Hamas abbia vinto le elezioni nel 2006, ma da allora a Gaza non si è più votato, quindi « Il suo governo non è legittimo e non rappresenta il popolo palestinese. Questo è un punto importante che il mondo deve tenere a mente».
Abdullah fa poi una considerazione che altri autorevoli commentatori hanno espresso: «Hamas è il serpente cresciuto nell’abbraccio di Israele. Benjamin Netanyahu e il suo governo sono i principali responsabili della crescita della sua potenza militare ».
Ma Hamas ,ricorda Abdullah «non è l’unico movimento religioso estremista che ci mette in pericolo. Dopo anni di vicolo cieco politico, gli estremisti di entrambe le parti si sono rafforzati. Entrambi promuovono l’idea che l’altra parte sia composta esclusivamente da nemici che meritano di morire (…) La grande differenza è che a Gaza Yahya Sinwar ( il capo di Hamas ndr) è un despota a tutti gli effetti. Lui controlla tutto e nessuno può opporsi a lui».
E se è vero che molti palestinesi rifiutano di vedere le differenze e le diversità che ci sono nella società israeliana, « la società israeliana, a sua volta, rifiuta di vedere il pluralismo palestinese». Israele non fa distinzione tra l’organizzazione che lo combatte e il popolo. « ed è per questo», scrive Abdullah « che lo spargimento di sangue non si fermerà mai senza una soluzione politica giusta e globale».
Molto netta l’affermazione che ad Hamas non importa se a Gaza muoiono migliaia di persone :«Vuole che Israele uccida quanti più civili possibile per giustificare la sua esistenza. Vuole dire al mondo che si tratta di un’organizzazione legittima di resistenza contro un occupante criminale. La cosa strana è che Israele sta facendo il gioco suo » non distinguendo fra militari e civili.
Per Abdullah l’esercito israeliano «sta attualmente conducendo una guerra di vendetta a Gaza, una guerra senza esclusione di colpi, senza pietà, senza linee rosse, una guerra che è andata oltre l’autodifesa verso la vendetta e la punizione collettiva».
La conseguenza di tutto questo sangue è che sarà sempre più « difficile per le persone che hanno perso i propri cari o la propria casa, o che sono state sradicate o ferite, perdonare e dimenticare».
La considerazione finale è quella che da molte parti si invoca: « Il conflitto ha generato due popoli su questa terra. Nessuno dei due può eliminare l’altro. L’unica soluzione è trovare un modo per vivere fianco a fianco in partnership».

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