
Oggi Branca interverrà a Torino Spiritualità (Cavallerizza Reale, ore 18) per spiegare come e perché sia il caso di superare lo stereotipo del musulmano irriducibile al sense of humour. Compito impegnativo, specie di questi tempi. «In realtà, come dimostra il dibattito in corso, a essere in questione non è tanto il film blasfemo su Maometto, né la pubblicazione delle vignette da parte di Charlie Hebdo ribatte il professore , ma un principio che riguarda tutti, islamici e occidentali».
A che cosa si riferisce?
«Ai confini della libertà di espressione. Fino a che punto possiamo spingerci nel prendermi gioco della sensibilità altrui? Quando dobbiamo considerare leventualità di imporci un limite, di dirci: basta, più avanti di così non si può andare? Non sto invocando la censura, né tanto meno cercando di giustificare le reazioni violente e del tutto spropositate alle quali abbiamo assistito. Forse, però, è il momento di sottoporre a seria revisione il concetto, finora incontestabile, di autonomia assoluta dellartista. Anche perché, alla fine, finisce per proteggere anche personaggi che artisti non sono e che probabilmente agiscono per fini tuttaltro che innocenti».
Stiamo parlando del famigerato film?
«Era in rete da tempo, ha iniziato a fare notizia proprio quando la campagna presidenziale negli Usa iniziava a entrare nel vivo. Non dimentichiamo che i Paesi del Golfo non hanno mai sostenuto Obama, nel 2008 il loro candidato era semmai McCain, portatore di un atteggiamento tradizionalmente più tollerante nei confronti dellIran. Oggi, nel clima di parziale delusione per lesito delle Primavere arabe, che si parli daltro, e non di politica in senso stretto, può fare comodo a molti».
Daccordo, ma il Corano ammette o non ammette lumorismo?
«A differenza dellAntico Testamento, nel quale convivono generi letterari diversi, il Corano è un testo esclusivamente ascetico, che quindi non riserva spazio al linguaggio del riso o anche solo dellironia. Ma questo non ha impedito che a fianco del Libro sacro fiorisse una letteratura in cui, se non Maometto, almeno i suoi primi compagni potessero fornire qualche spunto di umorismo».
Per esempio?
«Beh, si potrebbe ricordare laneddoto del musulmano scroccone, che non perde occasione per presentarsi, non invitato, a pranzo o a cena. Che cosa cè di buono oggi, domanda sempre, fino a quando qualcuno non gli risponde: Pesce avvelenato. Quello, anziché scoraggiarsi, si siede e aspetta di essere servito. Ma come, non hai paura di morire?, gli chiedono. E lui: Perché vivere se muoiono i compagni del Profeta?».
Sembra una barzelletta.
«Ma la cultura araba è tutta percorsa da facezie e motti di spirito. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di popoli mediterranei, estroversi e a volte perfino chiassosi. Gli egiziani, poi, vantano una tradizione ininterrotta di barzellette sul potere, lungo una linea che va da Nasser fino a Mubarak. LEgitto, per chi lo conosce bene, è la terra della risata».
Vale solo per la satira politica?
«Anche qui vale la regola generale: in presenza di un regime oppressivo e occhiuto lumorismo diventa una naturale valvola di sfogo. In questo le Primavere hanno fornito rappresentazione di una realtà che esisteva, ma in modo sotterraneo, nascosto. In precedenza, lunica forma di presunta satira a godere di libera circolazione era quella di stampo antisemita, gradita ai regimi e adoperata in chiave anti-israeliana, con tutti gli odiosi stereotipi che purtroppo conosciamo».
Nel web circola molta comicità demenziale: vale anche per il mondo arabo?
«Solo per quanto riguarda gli arabi che vivono allestero. Negli Stati Uniti, per esempio, opera un gruppo di cabaret che si chiama polemicamente (e ironicamente), Axe of Evil, e cioè lAsse del male, lespressione coniata da George W. Bush dopo l11 settembre. In Francia, poi, cè stato il caso di Allah Superstar di Yassir Benmiloud, un giornalista di origine algerina non nuovo a provocazioni di questo tipo. Ma nulla di simile, al momento, si trova nei Paesi arabi, che del resto vivono una condizione culturale molto diversa dalla nostra. A livello sociale lì sono ancora ben salde alcune gerarchie implicite che lOccidente considera invece superate: i giovani devono rispetto agli adulti, le donne sono sottomesse agli uomini, il gruppo prevale sullindividuo».
Mi scusi se torno a chiederlo, ma in tutto questo lislam non riveste alcun ruolo?«Per il musulmano Dio non è soltanto clemente e misericordioso, due appellativi che tra laltro rimandano etimologicamente allutero, e dunque a una dimensione femminile, materna. Dio è anche sottile e perfino simpatico. Vede, il fondamentalismo sta cercando di imporre lidea per cui tutto è proibito, tranne ciò che è permesso. Ma il lettore del Corano sa bene che, semmai, è vero il contrario: tutto è permesso, tranne ciò che è proibito. Lumorismo non è certo il cuore della predicazione di Maometto, però lo stesso Profeta esorta a vivere in serenità. Con il sorriso sulle labbra, potremmo dire».