GUERRA IN SIRIA
Partita l’operazione di smaltimento delle armi chimiche
Il 7 gennaio consegnate da Damasco all’Opac tonnellate di veleni. Trasportati a bordo di due navi, saranno depositati in un porto italiano, ancora non reso noto. Da qui verranno trasferiti sulla nave americana adibita alla loro distruzione. La disponibilità italiana consentirà alla nostra diplomazia di partecipare alle trattative di Ginevra 2
Daniele Rocchi

È ufficialmente iniziata, il 7 gennaio, loperazione di trasferimento delle armi chimiche siriane, che verranno distrutte nelle prossime settimane. La nave mercantile danese, Ark Futura, ha caricato un primo quantitativo, 27 tonnellate, di sostanze chimiche di 2 dei 12 depositi di armi siriani, nel porto di Latakia e si è diretta in acque internazionali dove attenderà di completare il carico così come previsto dalle procedure stabilite dallOpac, lOrganizzazione per il monitoraggio del bando sulluso delle armi chimiche che coordina loperazione. A garantire la sicurezza dei materiali a bordo sono navi da guerra provenienti da Cina, Danimarca, Norvegia e Russia. La missione di carico, che potrebbe richiedere circa due settimane per il suo completamento, vedrà impegnato anche un secondo cargo, norvegese, Taiko che dovrà riempire le sue stive con 700 tonnellate di aggressivi chimici. Un passo iniziale importante, lo ha definito il capo della missione congiunta Onu-Opac, Sigrid Kaag, alludendo a questo primo carico. In realtà il trasferimento dei materiali chimici doveva essere concluso già il 31 dicembre ma le condizioni della sicurezza sul terreno hanno, a detta della responsabile, oggettivamente ostacolato e posticipato le operazioni.
Dubbi sul porto italiano. Permane, al momento, il mistero su quale sarà la prima tappa dei due battelli: parte delle armi chimiche dovrà infatti essere caricata a bordo della statunitense Cape Rey, dotata di moderni strumenti per distruggere gli agenti chimici dellarsenale di Damasco, che comprende sarin e iprite. La nave, che a bordo ha 35 marinai, 64 tecnici e un numero imprecisato di personale militare, è attesa nel Mediterraneo tra il 23 e il 26 gennaio, secondo quanto affermato da Kaag. LItalia ha offerto, per lo scarico e il trasferimento dei prodotti, la disponibilità di un suo porto. Potrebbe essere quello di Brindisi o uno in Sardegna, ma le Istituzioni locali e regionali si sono dette contrarie. Dal canto suo, il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha definito loperazione di distruzione una delle pochissime e la più grande mai effettuata, auspicando lassenza di polemiche. Spero che tutte le forze politiche sappiano comportarsi con il rispetto e il decoro di un Paese che ha fortemente voluto la distruzione delle armi chimiche. Partecipando a questa operazione lItalia svolge un ruolo importante che le permetterà di sedere ai negoziati di Ginevra 2, il prossimo 22 gennaio, mentre alla conferenza di Ginevra 1 non era stata invitata.
Una scadenza da rispettare. Sono 12 nel complesso i depositi siriani che dovranno essere svuotati. La Cape Ray distruggerà 700 tonnellate di agenti chimici, con la sua pancia attrezzata per far fronte a eventuali fuoriuscite. I gas di Assad verranno scaldati e mescolati con acqua o idrossido di sodio per degradarli. Le scorie di questo processo verranno trattate negli impianti di Paesi, come la Germania, che hanno messo a disposizione dellOpac le loro capacità industriali. La decisione del Governo tedesco è arrivata il 9 gennaio e a comunicarla è stato il suo ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier. Loperazione sarà eseguita dalla Geka, una società per leliminazione di armi chimiche e residui militari, nellimpianto di combustione di Munster. Il termine ultimo fissato nellaccordo russo-americano del settembre 2013 per la distruzione di tutto larsenale di Damasco è il 30 giugno. Una scadenza possibile da rispettare, secondo Kaag, che con moderato ottimismo ha ribadito che tra i 15 membri del Consiglio di sicurezza sussiste unaspettativa collettiva in base alla quale non cè alcuna ragione di dare per scontato che possano esservi ritardi.
Un Paese in ginocchio. Ma intanto la guerra civile in Siria, oltre a lasciare decine e decine di migliaia di vittime sul terreno, semina povertà: 12,6 milioni di persone, pari alla metà della popolazione, vive in miseria, 6,5 milioni hanno dovuto lasciare le loro case e 9,3 milioni hanno bisogno di assistenza umanitaria. Circa 2,3 milioni di siriani, hanno dovuto fuggire dal Paese, riversandosi soprattutto nei confinanti Libano, Giordania, Turchia e Iraq. Cifre fornite dal Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite (Undp) durante una conferenza di Paesi donatori e Paesi ospitanti profughi siriani in corso ad Amman. Oltre l80% di essi non vivono in campi per i rifugiati ma tra la popolazione, provocando un severo impatto sulla tenuta socio-economica delle comunità ospitanti. Lincontro di Amman, cui partecipano 18 Paesi, si svolge in vista della seconda conferenza dei Paesi donatori della Siria, in programma in Kuwait il 15 gennaio. Il 22 gennaio, a Montreaux, avrà luogo la conferenza di pace Ginevra 2.
Il testo completo si trova su:
http://www.agensir.it/sir/documenti/2014/01/00278007_partita_l_operazione_di_smaltimento_delle.html
http://www.agensir.it/sir/documenti/2014/01/00278007_partita_l_operazione_di_smaltimento_delle.html