
Larrivo a Damasco. Lispettore salesiano è arrivato a Damasco via terra, con unauto di servizio pubblico. Durante il viaggio ha chiesto notizie sulle condizioni della popolazione e dei profughi siriani in Libano. Il suo arrivo a Damasco – il 26 settembre – ha coinciso con la fase finale dellattacco al ministero della Difesa: lintera città era in allerta e piena di posti di blocco dellesercito. Forte il clima di paura, tristezza e insicurezza. La comunità salesiana di Damasco, composta da quattro sacerdoti, si trova in una zona abbastanza sicura e sta cercando di dare segni di speranza ai giovani e alle famiglie, organizzando incontri formativi, spirituali e ricreativi. Tutti i confratelli mi hanno confermato la loro ferma volontà di rimanere in Siria e di servire i giovani – dice don El Rai -. Abbiamo rilanciato le visite alle famiglie dei bambini e dei ragazzi, che ormai non si recano al centro per paura dei pericoli, cercando di sostenerli sia al livello spirituale, sia morale e materiale. La visione di molti giovani che hanno perso tutte le loro speranze nel futuro del loro Paese – osserva – mi ha molto rattristato, in quanto costituisce il crollo di una vita dinsegnamenti basati sulla fiducia nellavvenire. Mi ha rimandato allimmagine di una Siria senza cristiani e senza futuro, come sta capitando in altre zone del Medio Oriente.
Verso Kafroun, morte e distruzione. In viaggio verso Kafroun don El Rai ha attraversato vari villaggi, imbattendosi in innumerevoli immagini di morti negli scontri. A Kafroun – prosegue don El Rai – abbiamo deciso di lasciare la casa aperta tutto lanno per continuare a ospitare gli sfollati di Aleppo: circa 40 persone, tra le famiglie dei confratelli salesiani, dei salesiani cooperatori e dei nostri giovani collaboratori. Attualmente il numero degli sfollati sta aumentando rapidamente a causa dellacuirsi degli scontri. La casa sta anche portando avanti attività educative e ricreative con i giovani sfollati provenienti da Homs, la città più colpita dagli scontri.
Ad Aleppo, nel vivo degli scontri. Sono partito per Aleppo il pomeriggio del 2 ottobre – racconta il salesiano -, viaggiando su un autobus carico dei beni che gli sfollati portavano con sé e di tensioni e timori, perché attraversavamo le zone più colpite dagli scontri. Lungo lautostrada deserta – continua – si notavano i segni della guerra: macchine e carri armati bruciati, case colpite e abbandonate, vari blocchi stradali da parte dellesercito siriano che ci ha fermato per controllare i nostri documenti. Dopo aver superato due posti di blocco dei ribelli lautobus arriva ad Aleppo, consapevoli della fortuna di averla raggiunta senza essere stati colpiti. Una notte tranquilla nella casa salesiana di Aleppo, ma un risveglio brusco: Il convento ha tremato a causa di un grande attentato nella piazza principale, che dista 8 minuti di cammino. Avrei voluto visitare il luogo dellattentato che ha provocato circa 50 morti e più di 100 feriti nel centro di Aleppo; ma è stato impossibile, perché si temevano nuovi attentati. I salesiani hanno visitato i quartieri cristiani, attualmente colpiti da lanci di mortai, cecchini e autobombe. Molte persone li hanno invitati nelle case, raccontando le loro storie. Un giovane ha confidato a don El Rai che il primo aiuto di cui la gente ha bisogno da parte della Chiesa è un forte segno di sostegno spirituale e morale, ed in un secondo momento il sostegno della solidarietà materiale. Il salesiano è partito da Aleppo il 7 ottobre per tornare in aereo a Damasco. Il taxi è costato più del volo, per via dei rischi che lautista ha corso per accompagnarmi.
Servono aiuti umanitari. Questo viaggio – afferma don El Rai – ha toccato la mia vita dal punto di vista umano, cristiano e salesiano. Mi ha portato a vedere gli orrori della guerra che con tanta rapidità ha portato distruzione, insicurezza, tristezza, odio e divisione nel mio Paese. Mi ha anche mostrato lanimo degli uomini che con forza chiedono solo pace e sicurezza, ed hanno compreso che la soluzione può venire solo attraverso il dialogo. Ho anche assistito a un forte ritorno alla fede e alla preghiera, alla voglia di vivere: paradossalmente è aumentato il numero dei matrimoni. Le sfide più grandi – conclude – ora mi sembrano due: sostenere la popolazione in questa fase di emergenza, di fronte allattuale mancanza di aiuti umanitari, dettata anche dal fatto che la Siria è trattata solo come un caso politico e mediatico, mentre viene trascurato il livello umanitario; riuscire a cancellare lodio dopo tanta violenza, quando finalmente la pace sarà ristabilita.