Siria. Mosca: «Potremmo avere ucciso al-Baghdadi, capo del Daesh»
Abu Bakr al-Baghdadi, in un video diffuso dagli stessi jihadisti nel giugno 2014: il terrorista è nato a Samarra in Iraq 45 anni fa
Sarebbe stato ucciso dai russi il capo storico del Daesh, Abu Bakr al-Baghdadi. Lo ha annunciato il ministro russo della Difesa, precisando che sono in corso verifiche per accertare il fatto. Lo riferiscono le agenzie russe.
Al-Baghdadi sarebbe rimasto ucciso il 28 maggio in un raid aereo su Raqqa, la roccaforte del Daesh in Siria. Il raid aveva come obiettivo i partecipanti a un vertice Daesh di alto livello. «Secondo informazioni che stiamo verificando attraverso diversi canali, a quella riunione era presente anche il leader dello Stato islamico Abu Bakr al-Baghdadi, che è stato eliminato dal raid» ha detto il ministro, citato dall’agenzia russa Ria.
Gli effetti dei bombardamento della Coalizione anti-Daesh nel centro della città siriana di Raqqa (Ansa/Ap)
CHI È Al Baghdadi, il terrorista cresciuto all’ombra degli Usa di Camille Eid
In passato Baghdadi era già stato dato per ferito o morto una mezza dozzina di volte. L’ultima risale a pochi giorni fa, l’11 giugno, quando la televisione di Stato siriana aveva riferito che il califfo era rimasto ucciso in un raid sulla città di Raqqa il giorno prima, e cioè il 10 giugno. Annuncio, come gli altri precedenti, rivelatosi poi infondato. Annunci di fatto però inseriti in una precisa strategia di intelligence che (mutuando un linguaggio venatorio) viene definita dello “stanare la preda”. Annunciano la morte del leader, da un lato si ingenerano infatti dubbi tra i militanti, ma soprattutto si costringe l’interessato a dare prova della sua sopravvivenza, inducendolo in questo modo in possibili errori che potrebbero portare alla sua localizzazione.
L’ultima volta che si è fatto vivo al-Baghdadi è stato con un messaggio audio diffuso lo scorso novembre nel quale sollecitava i suoi seguaci a dirigersi a Raqqa per affrontare “crociati e miscredenti curdi”. Lo scorso febbraio invece media iracheni avevano riferito di una sua fuga a Raqqa dopo essere stato ferito in un raid su al Qaim, valico sulla frontiera siriana-irachena. Gli Usa, ha fatto sapere il portavoce della coalizione anti-Daesh il colonnello John Dorrian, non sono in grado di confermare la presunta uccisione. In tarda mattinata i dubbi sono rimasti tali, anche perché lo stesso ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, non ha potuto far altro che affermare che “per il momento io non ho la conferma al 100% di questa informazione”. A rincarare la dose di scetticismo anche l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), basato a Londra e a dir poco vicino alle posizioni dei ribelli anti-Assad, solleva dubbi sulla ricostruzione fornita dalla Russia circa la presunta uccisione del leader del Daesh: “Sembra che ai russi siano arrivate informazioni non accurate”, afferma sul profilo Facebook dell’Ondus il direttore Rami Abderrahman.
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