Siria: dramma umanitario, oltre un milione di profughi




R. A migliaia, ogni giorno, varcano il confine degli Stati limitrofi e la situazione è veramente esplosiva. Si pensa che per la fine dellanno il numero dei profughi provenienti da quel Paese potrebbe arrivare a tre milioni.
D. Qual è la situazione, riuscite a far fronte allemergenza?
R. Io sono proprio in questo momento in visita al campo profughi al confine tra Giordania e Siria. La situazione è drammatica. Cè un bisogno enorme di servizi e si fa quel che si può ma la situazione è veramente drammatica, rischia di sopraffare le capacità degli uomini e le donne di buona volontà che in questo momento sono qui ad operare, cercando di alleviare le sofferenze di queste persone. Ma i bisogni sono enormi. In solo un campo ci sono circa 150 mila persone. Vivono nelle tende. Sono numeri veramente importanti.
D. – Si rischia di destabilizzare quindi anche i Paesi limitrofi alla Siria?
D. – Questo è uno degli elementi che emerge in questi giorni, perché quando cominciano a esserci 400, 500 mila profughi, qui, in Giordania, dove ci sono circa 6 milioni di abitanti, si può comprendere qual è limpatto sociale di questi rifugiati. Quindi, ha sicuramente un effetto destabilizzante. A me sembra che la comunità internazionale sia più presa da tatticismi che non dai bisogni reali della popolazione e della gente. Questo rischia di essere un ennesimo conflitto dimenticato. A due anni di distanza le conseguenze di questa tragedia umanitaria sono enormi. Io mi auguro che aumenti veramente la sensibilità intorno a questo problema.
D. – Cè ancora un margine per una soluzione politica del conflitto?
R. Io vedo i risultati delle armi. E necessario fermare il fuoco, tutte le parti devono fare un passo indietro, si deve riaprire al dialogo, bisogna ascoltare il grido della popolazione sofferente. E impossibile, è inaccettabile vedere bambini, donne, come sto vedendo io in questo momento esatto, fare la fila per i servizi sanitari essenziali per contrastare le conseguenze delle esplosioni, dei colpi darma da fuoco.
D. In quali condizioni si lavora e quali rischi si assumono entro i confini siriani?
R. Sono otto gli operatori della Mezzaluna siriana che finora hanno pagato con la vita la loro attività. I volontari sono tutti giovanissimi, tutti sotto i 30 anni. Nonostante questo hanno una vocazione fortissima ad aiutare la loro popolazione sofferente e continuano a farlo sempre col sorriso, sempre molto motivati, determinati. Ma la situazione è difficile anche perché non si capisce da dove viene il fuoco, anche perché a distanza di pochi blocchi possono cambiare gli stessi gruppi che controllano le aree. Quindi cè una situazione di instabilità continua nelle zone colpite dal conflitto.