SIRIA – (20 Settembre 2016)

Siria: stop a convogli umanitari. Mons. Jeanbart: tregua senza effetti

La devastazione ad Aleppo, in Siria - AFP

La devastazione ad Aleppo, in Siria – AFP

Se dalle indagini emergesse un atto deliberato, il raid aereo di ieri su un convoglio umanitario dell’Onu in Siria “equivarrebbe ad un crimine di guerra”. Lo ha detto il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite, Stephen O’Brian, dopo che almeno 20 civili e un operatore della Mezza Luna Rossa sono rimasti uccisi in un bombardamento ad Ovest di Aleppo mentre cercavano di scaricare aiuti. Le Nazioni Unite hanno quindi annunciato la sospensione dei convogli umanitari. Ormai saltata la tregua – come decretato dal regime di Damasco e dall’alleato russo che accusano le milizie ribelli di violazioni del cessate il fuoco – i raid sono ripresi in una zona controllata dagli insorti e dove si trovano circa 300 mila civili. Le vittime degli ultimi attacchi sarebbero una quarantina. Tra poche ore se ne parlerà al Palazzo di Vetro di New York, dov’è convocata la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, mentre è in corso l’Assemblea Generale. Per una testimonianza, Giada Aquilino ha intervistato l’arcivescovo di Aleppo dei greco melkiti, mons. Jean-Clément Jeanbart:

R. – La tregua è stata sin dall’inizio senza effetti, perché dal primo giorno in cui è iniziata abbiamo sempre avuto bombe e colpi di mortaio sulla città. C’è stata una dichiarazione ufficiale da parte dell’esercito siriano sulla fine della tregua. Speriamo invece che riescano ad organizzarne una, perché un cessate il fuoco è importante per poter sperare in un dialogo e nella pace.

D. – In questi ultimi giorni in cui si era parlato di tregua, gli aiuti erano arrivati?

R. – In alcuni posti sì, dove c’era una intesa con il governo e le autorità civili. Ma sembra che per quanto riguarda Aleppo ci volessero delle condizioni particolari. C’era infatti – pare – il timore che, com’era già avvenuto tempo fa, le armi potessero passare attraverso i convogli umanitari. È un peccato che questi aiuti non siano poi arrivati a tutti e quelli che pagano sono i civili poveri che non hanno ricevuto nulla.

D. – Cosa serve alla popolazione?

R. – La popolazione dovrebbe avere la libertà, la possibilità di spostarsi, ma anche di ricevere gli aiuti direttamente, senza che vadano a finire nelle mani di Daesh, del sedicente Stato islamico e dei gruppi che dominano da queste parti del Paese. Perché, da alcune testimonianze che abbiamo sentito, sembra che gli aiuti vadano in mano a questi gruppi armati e che la gente che non è loro seguace non riceva niente.

D. – In queste ore a New York, all’Onu, si parla nuovamente di Siria: la gente cosa chiede alla comunità internazionale? C’è fiducia?

R. – Chiede che la comunità internazionale intervenga affinché la pace sia raggiunta. E che siano fatte delle richieste ad entrambe le parti – la Russia e gli Stati Uniti – di obbligare i partner loro alleati ad attuare un cessate il fuoco serio. E anche che cominci un dialogo per trovare una soluzione, un compromesso, un concordato, una riconciliazione. Perché i siriani hanno vissuto insieme per secoli e secoli: musulmani, cristiani e tutte le minoranze hanno vissuto bene tra loro.

D. – Da Assisi, la preghiera del Papa per la pace: che speranze ci sono per la Siria?

R. – La speranza è che smettano di distruggerla e che gli Stati che hanno degli interessi egoistici in questa zona del mondo cessino di provare ad avere tutto per ottenere qualcosa: lascino la Siria ai siriani. Se non c’è pace e se non c’è un cessate il fuoco, non si può dialogare con calma e serenità.

Il testo originale e completo si trova su:

http://it.radiovaticana.va/news/2016/09/20/raid_in_siria_onu,_stop_a_convogli_umanitari/1259422

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