Siria: illeso premier dopo attentato. Preoccupazione per Quirico della Stampa


E due missili terra-aria sarebbero stati sparati da sconosciuti contro un aereo passeggeri russo in volo nei cieli siriani. Continuano poi a mancare notizie sulla sorte di Mar Gregorios Yohanna Ibrahim e di Boulos al-Yazigi, i vescovi siro-ortodosso e greco-ortododosso di Aleppo, sequestrati lunedì scorso. Massimiliano Menichetti:


E’ di almeno 6 morti e 15 feriti il bilancio provvisorio dell’attentato avvenuto stamani nel quartiere di al-Mezzeh, nella parte ovest del centro moderno di Damasco. Obiettivo il premier siriano, Wael al-Halqi, rimasto illeso. Unautobomba è esplosa al passaggio del convoglio governativo. Il premier ha parlato di terrorismo disperato. Intanto, non si arrestano gli scontri tra lealisti e oppositori in varie parti del Paese. E mentre si discute della capacità o meno di Assad di sviluppare armi chimiche su larga scala, e il loro attuale utilizzo, i militari in Gran Bretagna respingono lipotesi dintervento sul terreno. Pressioni, in senso opposto, invece dai repubblicani sul presidente statunitense, Barck Obama. In Francia, il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, ha detto che il suo Paese non ha la certezza dell’uso di tali armi di distruzione di massa, ma ha invitato l’Onu a indagare sulla questione perché – ha precisato – se fosse confermato l’impiego, “cambierebbero molte cose” nel conflitto.
Sull’attentato al premier Wael al-Halqi e la situazione in Siria, Massimiliano Menichetti ha intervistato il direttore di Rivista Italiana Difesa, Pietro Batacchi:
R. Già in passato le forze ribelli erano riuscite a colpire il cuore del potere allinterno di Damasco: uno per tutti, il quartier generale dei servizi dintelligence dellAeronautica, che sono il nerbo dei servizi dintelligence del regime. Non mi pare, quindi, che lattentato al primo ministro siriano sia un indicatore di un cerchio che si stringe intorno al regime.
D. Unescalation di violenza comunque crescente…
R. Lescalation va ricondotta a una situazione sul terreno, che è molto grave oggettivamente, in cui gli scontri tra le forze ribelli – sia quelle islamiste che quelle laiche del Free Sirian Army e le forze lealiste – vanno avanti perché nessuno dei due contendenti, almeno finora, sembra avere la forza per superare laltro.
D. La questione delle armi chimiche: si continua a discutere sullutilizzo da parte di Assad. La Francia chiede lintervento dellOnu per accertarlo. Qual è la situazione, secondo lei?
R. La Siria storicamente, tradizionalmente, ha un arsenale chimico molto sviluppato. Per la Siria, il possesso di armi chimiche era sempre stato visto da un punto di vista della dottrina militare come una sorta di deterrente a basso costo nei confronti di Israele. E possibile che in qualche misura, in qualche contesto, vi abbia fatto, come si dice, un ricorso limitato. Ovviamente, se tutto questo dovesse essere accertato, sarebbe il superamento della cosiddetta “linea rossa”, che nella comunità internazionale è il punto di non ritorno per attivare una qualunque forma dintervento posto che, comunque, il primo passo deve essere quello dellaccertamento dellutilizzo e quindi dellinvio di insigni osservatori Onu in Siria. Dopo di che, bisognerà capire come intervenire: limplementazione della no-fly zone, leventuale messa in sicurezza dei siti di armi chimiche. Pensare poi a un eventuale intervento di terra sul modello presente dellIraq, mi pare francamente fuori della realtà. Con le disponibilità e con le volontà che animano oggi le potenze occidentali, se sinterviene, lintervento sarà assolutamente circoscritto e limitato.
D. Chi sta sostenendo chi in questo conflitto? Da una parte i rivoltosi chiedono il sostegno della comunità internazionale, che anche su questo punto è divisa; dallaltra, hezbollah starebbe sostenendo il regime…
R. Da una parte lIran che supporta la Siria, che ha nella Siria il principale alleato nella regione, e che non si può permettere di perdere in questo senso un amico come Assad nella regione e che, per intervenire, utilizza lo strumento di hezbollah. Dallaltra, abbiamo gli Stati del Golfo, in primis Arabia Saudita e Qatar, che appoggiano le fazioni dei ribelli, soprattutto, ahinoi, le fazioni radicali islamiche, per combattere il regime di Assad, che non dimentichiamoci è amico appunto dellIran, il quale Iran è il principale nemico dei Paesi arabi sunniti nel Golfo.
D. Che ruolo gioca lIraq in questo scenario?
R. lIraq si sta avvitando su una spirale di settarismo molto, molto pericolosa. LIraq viene utilizzata dallIran per aiutare il regime di Bashar al Assad. Il territorio iracheno viene utilizzato anche dalle milizie qaediste che combattono in Siria, che hanno forti legami con le milizie qaediste, che ancora operano in Iraq, soprattutto nella parte occidentale del Paese. LIraq, quindi, diventa una sorta di retrovia logistica, anche se molto importante, del conflitto siriano.
D. Quindi gioca un ruolo doppio: da una parte viene utilizzato dallIran per sostenere il regime; dallaltro, è praticamente terreno di rientro per quanto riguarda le milizie anti Assad…
R. Assolutamente sì e questo è lindicatore più rilevante della debolezza e dellinstabilità che, tuttora, regna in Iraq.
Ultimo aggiornamento: 30 aprile