SIRIA – ( 29 Marzo )

I cristiani armeni di Siria: sosteniamo i principi di giustizia, umanità e pace

Preghiera e attesa, timori e speranze: con questi sentimenti la piccola comunità armena in Siria, perlopiù cristiana, vive l’attuale fase storica del Paese, contrassegnata da violenze, proteste, aspirazioni alla libertà e ai più elementari diritti. Lo riferisce l’agenzia Fides facendo un quadro degli armeni che vivono in Siria, che ricevono sostegno e solidarietà da tutti i confratelli in altre nazioni del mondo. Attualmente in Siria vivono circa 60.000-80.000 armeni, concentrati principalmente ad Aleppo, ma presenti anche a Damasco, Latakia, Kessab, Der Zor, Qamishli, Raqqa. “Per la maggior parte – spiega a Fides un fedele armeno siriano, che preferisce mantenere l’anonimato – gli armeni mantengono una posizione di neutralità nei confronti della crisi siriana ed è questa la posizione ufficiale della Chiesa armena. Molti fedeli preferiscono comunque la stabilità: un cambiamento fa paura, si teme una teocrazia islamica o uno stato di illegalità e instabilità”. A livello individuale, comunque, vi sono membri della comunità che partecipano alle proteste e si sono uniti all’opposizione, come hanno fatto anche alcuni alawiti, assiri e curdi. In generale, vi sono timori per il futuro delle comunità cristiane armene: in Siria, come in Medio Oriente, sono spesso percepite come “persone di passaggio nel Paese”. Ma, prosegue la testimonianza riportata da Fides, “se non si riesce a concepire gli armeni come parte integrante del tessuto sociale in Siria già oggi, come si potrà garantire il futuro della comunità domani?”. Si tratta dunque “di un periodo di incertezza per la comunità armena siriana”, riconosciuta ufficialmente come “comunità religiosa” e non come “comunità etnica”: “come cristiani armeni in questo Paese – conclude il fedele siriano – vogliano sostenere i principi di giustizia, umanità, pace e i diritti degli indigenti, rifiutando oppressione, ingiustizia e violenza”. (G.A.)

Il testo completo si trova su:

http://www.radiovaticana.org/it1/print_page.asp?c=575699

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