SIRIA – ( 31 Maggio 2016 )

Prosegue l’offensiva anti-Is a Falluja. Raid su Idlib in Siria

Offensiva delle forze irachene a Fallujah - AP

Offensiva delle forze irachene a Fallujah – AP

Grave situazione umanitaria a Falluja, in Iraq, dove all’alba di ieri, dopo una settimana di scontri con i miliziani dell’Is, sono entrate le forze dell’esercito iracheno. In 50 mila sarebbero intrappolati in città. Proseguono intanto i raid governativi e quelli guidati dalla Coalizione a guida americana in Siria, in particolare ad Aleppo e a Raqqa. Adriana Masotti:

Falluja, città roccaforte del l’Is in Iraq è da ieri circondata dalle forze governative. Circa tremila persone sono riuscite a fuggire in vista dell’assalto contro il sedicente Stato islamico, ma altre 50.000 sono ancora in trappola nel centro della città dove la situazione umanitaria è drammatica: grave la carenza di medicinali e di carburante. L’Is è in allerta nelle periferie della città, con posti di blocco per impedire alla gente di partire. L’avanzata del Califfato proprio in Iraq era stata fulminea, ma ad oggi avrebbe perso il 40% dei territori conquistati . Tuttavia i jihadisti continuano a controllare l’intera provincia di Ninive, nel nord, con capoluogo Mosul, oltre a vaste porzioni della provincia occidentale di Al Anbar. Nelle ultime 24 ore i peshmerga, impegnati nell’offensiva ad est di Mosul hanno riconquistato quattro villaggi e stanno avanzando nella regione di Khazar.
 

In Siria, un’ondata di attacchi condotti ieri sera da jet russi contro la roccaforte ribelle Idlib ha causato nella notte numerose vittime. Intensi raid aerei governativi siriani sono in corso nell’area di Aleppo su aree fuori dal controllo delle forze lealiste. Si registrano oltre dieci civili uccisi, ma i bilanci sono provvisori e in continuo aggiornamento. Giorni drammatici anche per la popolazione di Raqqa, sempre in Siria, dove le forze speciali turche sarebbero pronte a intervenire a fianco di quelle americane per condurre un’operazione contro la roccaforte Is, ma solo a condizione di escludere le milizie curdo-siriane dell’Ypg considerata dal governo turco un’organizzazione terroristica, al pari del Pkk, mentre gli Usa stanno appoggiando le milizie curdo-siriane nella lotta allo Stato islamico.
 

Sul significato delle operazioni militari a Falluja e nella zona di Raqqa, Amedeo Lomonaco ha intervistato Stefania Azzolina, analista del Centro Studi Internazionali, esperta di Nord Africa e Medio Oriente:

R. – Falluja, dopo la presa di Ramadi, è l’unica roccaforte in mano allo Stato Islamico nella provincia di Al Anbar. Una buona percentuale di tutti gli attentati nell’area circostante Baghdad avveniva grazie a questo sostegno logistico di cui lo Stato Islamico godeva a Falluja. Quindi la presa di Falluja rappresenterebbe un passo importantissimo per la “bonifica” di questa a regione, in questo momento sotto la stretta osservazione delle forze di sicurezza che stanno cercando di arrivare al confine siriano per cercare di rompere la continuità territoriale dello Stato Islamico tra Siria ed Iraq.

D. – Uno scenario simile si registra proprio in Siria, dove è iniziata un’offensiva che dovrebbe portare, poi, alla liberazione di Raqqa. Anche questa è una operazione fondamentale per rompere le ultime difese dello Stato Islamico…

R. – Raqqa rappresenta la capitale dello Stato Islamico e in questo momento ci sono forze curde che stanno scendendo da settentrione verso sud:  in questo momento vi è una operazione volta a liberare il sobborgo a nord di Raqqa. Anche in questo caso, stiamo comunque assistendo ad una avanzata delle forze peshmerga. Questa operazione è fondamentale per poi pensare ad una pianificazione su Raqqa, che di fatto rappresenterebbe – appunto – una delle grandi battaglie finali contro lo Stato Islamico. Non bisognerà soltanto guardare alla capacità di penetrare all’interno del centro cittadino, ma sarà anche fondamentale la fase di stabilizzazione della stessa cittadina.

D. – Mentre sul versante del terreno si nota comunque un certo dinamismo che è quello tipico delle fasi cruciali, prosegue invece lo stallo soprattutto sul fronte dei negoziati: in queste ore si è dimesso il capo negoziatore dell’opposizione siriana. La porta del dialogo sembra, purtroppo a questo punto, esclusa e si procede solo sul versante militare?

R. – In realtà non è possibile escludere del tutto l’opzione diplomatica: un accordo a livello internazionale dovrà esserci. E parlo soprattutto per quanto riguarda il caso siriano, perché in Siria si innescano diversi interessi regionali e quindi in questo caso l’Iran, l’Arabia Saudita, ma anche la Turchia e la Russia, che tante influenze hanno nel contesto siriano. La Siria rappresenta uno di quei “teatri terzi” del Medio Oriente, in cui si stanno definendo quelli che saranno gli assetti politici del nuovo equilibrio che ci si augura la regione mediorientale troverà da qui a diversi anni.

Il testo originale e completo si trova su:

http://it.radiovaticana.va/news/2016/05/31/offensiva_anti-is_a_falluja_raid_su_idlib_in_siria/1233612

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