SIRIA – (4 Maggio 2017)

Siria. Le zone cuscinetto, cavallo di Troia della spartizione


Luca Geronico giovedì 4 maggio 2017
 
L’accordo di Astana liquida ogni richiesta dell’opposizione al regime, mentre la Turchia saboterà le aspirazioni dei curdi. La riconquista di Raqqa al Daesh sarà pure la fine della Siria
 
La stretta di mano fra Putin ed Erdogan mercoledì a Sochi (Ansa/Ap)

La stretta di mano fra Putin ed Erdogan mercoledì a Sochi (Ansa/Ap)

Ora manca solo una dichiarazione ufficiale di Donald Trump, ma l’accordo sulle zone cuscinetto in Siria, rimbalzato dal vertice di mercoledì a Sochi tra Putin ed Erdogan, a quello di Astana oggi, è ormai cosa fatta. Così la capitale kazakha, scelta da Putin nei giorni del cambio della guardia alla Casa Bianca, per fare da fulcro all’inedito asse turco-russo con l’Iran a fare da terzo garante, dopo quasi cinque mesi ha partorito, citando il responsabile degli Esteri russo Sergeij Lavrov, «un passo importante verso il rafforzamento della tregua».

Una uscita dall’inconcepibile stallo diplomatico, dopo sei anni di guerra civile e di fallimenti delle mediazioni ufficiale delle Nazioni Unite a Ginevra, benedetta pure dall’inviato speciale Onu per la Siria Staffan de Mistura come un «promettente passo nella giusta direzione». Una giravolta, che sembra archiviare imbarazzi e accuse, dopo il bombardamento di Trump in reazione al raid chimico a Khan Sheikhun, e aprire un nuovo capitolo. I Paesi garanti della tregua in Siria – Russia Turchia e Iran – delineeranno le mappe delle «safety zone» entro il 4 giugno: probabilmente il tempo necessario per trovare l’accordo con Washington che ieri ha accolto con prudenza l’idea, puntando però il dito contro l’Iran. Secondo fonti presenti ad Astana le zone franche, e delimitate da check-point delle forze governative e dei ribelli, e forse pattugliate pure da truppe internazionali saranno a Iblib e provincia, a Homs, nella Siria meridionale e nella roccaforte ribelle del Goutha, vicino ad Aleppo . L’aviazione siriana fermerà le operazioni nelle zone cuscinetto e anche l’aviazione russa non effettuerà missioni nelle zone «a patto che si rispetti il cessate-il-fuoco». Questo, dopo alcune ore di braccio di ferro, l’accordo raggiunto anche con Ankara, ma subito respinto dei ribelli.

L’obiettivo di fermare le violenze e consentire la distribuzione degli aiuti umanitari, in modo da permettere il ritorno dei numerosi profughi, è però un cavallo di Troia politico: la scelta delle aree e la ricollocazione dei rifugiati, non potrà che aderire a una spartizione in base ad appartenenze etnico-confessionali. Insomma, nessuna “nuova Siria ai siriani”, in nome di riforme che tengano conto delle richieste dell’opposizione al regime, ma una suddivisione in aree di influenza. Se il blocco del regime dovrebbe accettare senza problemi la protezione iraniana e russa per autoconservarsi, la Turchia cercherà di sabotare con la safety zone ogni aspirazione autonomista del Rojava, il Kurdistan siriano, come le aspirazioni delle Forze democratiche siriane. Tutto questo, pare essere la richiesta di Washington, a patto che il regime di Damasco rispetti veramente la linea rossa delle armi chimiche. Una spartizione, giustificata con l’obiettivo di concentrarsi poi su Raqqa. Una liquidazione, senza dare nessuna forma di legittimità politica, di ogni forma dell’opposizione che non accetti di essere irregimentata con Erdogan me dabdo un calcio pure alle decine di migliaia di vittime sparite nelle carceri di Damasco in questi ultimi sei anni. Il prossimo obiettivo condiviso dalla troika di Astana – con il beneplacito di Washington – sarà la riconquista di Raqqa, roccaforte del Daesh. Ma quando, trovata l’intesa militare che darà pure il via libera al colpo finale a Mosul, la Siria non esisterà più.

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Il testo originale e completo si trova su:

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/zone-cuscinetto

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