A Damasco il pane è un bene di lusso, nel nord si sopravvive mangiando erba
Fonti di AsiaNews raccontano la vita nella capitale dove la guerra ha messo in ginocchio anche le famiglie più ricche. Migliaia di persone sopravvivono con le misere sovvenzioni del governo. Per superare l’inverno la gente ha disboscato i parchi pubblici. Code di sei ore per un pezzo di pane e un litro di benzina.
Damasco (AsiaNews) – La guerra fra ribelli e regime di Bashar al-Assad mette in ginocchio anche Damasco, dopo aver devastato Aleppo, primo centro economico del Paese dove esercito e milizie islamiche si affrontano anche nei vicoli del centro storico. Secondo fonti di AsiaNews nella capitale e nelle principali città ancora in mano al governo manca tutto, ma si sopravvive grazie alle sovvenzioni del regime. Ogni giorno la gente è costretta a fare anche cinque, sei ore di fila per ricevere pochi litri di benzina e qualche chilo di pane. Il prezzo dei beni di prima necessità è altissimo.
Fino ad oggi il regime ha mantenuto a 75 centesimi di dollaro al litro prezzo del carburante, ma sempre più persone sono costrette a rifornirsi al mercato nero, dove i costi sono anche dieci volte superiori.
Anche il pane è un bene sempre più raro. La popolazione può “scegliere” fra quello standard che costa circa 16 centesimi di dollaro, ma è poco nutriente, e quello “turistico” pagandolo però a prezzi anche quattro volte superiori. Per una bombola di gas occorre attendere anche due settimane e il costo si aggira intorno ai 7 dollari. I mesi invernali hanno portato miseria e sofferenza anche fra le famiglie più ricche. Molte persone sono morte per il gelo. Per riscaldarsi la gente ha tagliato gli alberi dei parchi pubblici e sacrificato il mobilio. Fonti locali sostengono che la situazione sia ancora peggiore nelle aree sotto il controllo dei ribelli, dove tutto è gestito dal mercato nero.
Nelle aree controllate dai ribelli la situazione è ai limiti della sopravvivenza. Nel campo di Kherbet al-Khaldiyé nella provincia di Aleppo la popolazione, formata soprattutto da donne, anziani e bambini non ha nulla da mangiare. “Stiamo strappando le erbe dai campo – afferma Naida, 35 anni e madre di sette figli – menta, viola, e le cuciniamo. Non abbiamo altro da mangiare”. La donna racconta che nel campo gli aiuti non arrivano che poche volte al mese. “Una volta ci hanno portato un chilo di patate – racconta – ma doveva bastarci per più di un mese. Dovevamo sopravvivere con una patata a testa a settimana”. Muhannad Hadi, responsabile del Programma alimentare mondiale (Pam ) sottolinea che sul territorio siriano è quasi impossibile poter muovere gli aiuti. I magazzini sono spesso al centro del fuoco incrociato fra regime e ribelli. La situazione è particolarmente critica nelle aree di conflitto. Alcuni gruppi di opposizione controllano le aree dove il Pam riesce ad avere accesso e dove milioni di persone hanno bisogno di cibo. I ribelli controllano i magazzini e hanno anche preso in gestione alcune dighe per l’acqua potabile. Molti profughi sono costretti a bere dalle pozzanghere per lavarsi e dissetarsi.
Nonostante l’economia devastata, la maggior parte degli analisti sostiene che il regime potrà sopravvivere per almeno un altro anno. Fino ad ora Assad ha sfruttato i circa 17 miliardi di dollari accumulati durante il boom petrolifero degli anni ’90, che però sarebbero esaurite. Il presidente avrebbe ancora circa 4,5 miliardi di dollari che consentirebbero di bilanciare le perdite frutto delle sanzioni della comunità internazionale, che ammontano a circa 400 milioni di dollari al mese. (S.C.)
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