SIRIA – ( 5 Dicembre )

LA CRISI SIRIANA

Fermare il massacro di Maalula priorità internazionale

Messo a ferro e fuoco dai terroristi islamici il villaggio dove sono state rapite le religiose greco ortodosse del monastero di Santa Tecla. Maria Saadeh, deputata cristiana di Damasco: “Le forze internazionali prima devono fermare le violenze terroristiche. Al resto penserà il popolo siriano”. E ancora: “Il rispetto della sovranità siriana è la linea rossa oltre cui non si può andare”

Daniele Rocchi


“Maalula è un patrimonio e un simbolo mondiale della cristianità. È l’unico posto al mondo dove si parla l’aramaico, la lingua di Gesù. La città è stata messa a ferro e fuoco e 160 abitazioni completamente distrutte dai terroristi islamici che hanno rapito alcune monache. È in atto un vero massacro. Tutto il popolo siriano leva oggi la sua voce per chiedere di salvare questo patrimonio mondiale e di essere liberato dai terroristi”. Le prime parole di Maria Saadeh, trentanove anni, deputata cristiana di Damasco, sono tutte per il villaggio cristiano di Maalula, a 60 chilometri a nord della capitale e per il dramma delle religiose greco-ortodosse del monastero di Santa Tecla. Per loro Papa Francesco ha chiesto la preghiera delle migliaia di persone che ieri hanno partecipato all’udienza del mercoledì. Eletta lo scorso anno come indipendente al Parlamento, Saadeh spiega al Sir la sua “terza via” per uscire dalla guerra che ha provocato oltre 100mila morti e milioni tra sfollati e rifugiati. Si tratta, cioè, di superare lo schema della politica internazionale che non lascia alternative: o l’appoggio incondizionato ai ribelli o la delegittimazione di Bashar al Assad. Per la deputata cristiana è giunto il momento del dialogo, a patto che la comunità internazionale riesca a ottenere un cessate-il-fuoco tra le parti.

 

Lei afferma che il popolo siriano chiede alla comunità internazionale di essere liberato dai terroristi. Perché questo appello resta inascoltato?

“La comunità internazionale è incapace oltre che sorda. Ha ormai perso la sua credibilità perché non è riuscita a risolvere la crisi sostenendo il popolo siriano. Le informazioni sulla guerra sono di parte e in questo modo si sostiene il terrorismo. I Paesi che sostengono le bande terroristiche sono gli stessi che controllano la comunità internazionale”.

 

Al di là delle ingerenze esterne crede che il suo popolo abbia le capacità di risolvere la crisi?

“Le forze internazionali prima devono fermare le violenze terroristiche. Al resto penserà il popolo siriano. Fermare il terrorismo è il primo passo per permettere ai siriani di decidere il proprio futuro, un diritto sacrosanto che non può essere violato da nessuno. In Siria stiamo cercando di lavorare per la riconciliazione interna”.

 

In che modo?

“Non si può confondere la salvaguardia dello Stato con la difesa del regime. Una cosa è costruire un sistema democratico, altra è abbattere lo Stato che va difeso come principio. Bisogna lavorare dall’interno per costruire regole democratiche, partecipazione e libertà. È diritto inalienabile dei siriani scegliere, senza imposizioni di nessun tipo e senza ingerenze esterne, il presidente che li deve rappresentare. L’Occidente non può sapere il bene del popolo siriano più dei siriani stessi. Questi non accetteranno mai imposizioni su chi li deve guidare”.

 

Crede che Assad sia disposto a fare un passo indietro se sarà il popolo a chiederlo anche attraverso le urne?

“Credo di sì. Se la richiesta giunge dal popolo, Assad la accetterà. Ma non si può violare il diritto del popolo siriano facendo in modo che il presidente si sottometta alla volontà internazionale. Il rispetto della sovranità siriana è la linea rossa oltre cui non si può andare”.

 

Se la richiesta venisse invece dalla tanto attesa conferenza di pace “Ginevra 2”?

“Va detto subito che la Conferenza sarà inutile se non perseguirà l’obiettivo di fermare le violenze e i massacri delle bande terroristiche ribelli. Inoltre, qualsiasi tentativo di formare un governo di transizione nel quale trovano spazio corpi estranei alla società siriana solo perché sostenuti dall’Occidente aggraverebbe la situazione”.

 

In questo processo lento e difficile di riconciliazione i cristiani che ruolo stanno avendo? Sulla minoranza cristiana pesa, poi, l’accusa di essere dalla parte di Assad e anche per questo oggi è nel mirino dei terroristi islamici…

“I cristiani non possono essere parte del conflitto. Essi sono una componente essenziale del Paese. La posizione di Assad riguardo ai cristiani è molto chiara: la presenza cristiana è un fattore di equilibrio interno alla società, elemento di riconciliazione tra le parti soprattutto in questa crisi. Salvaguardare lo Stato significa salvaguardare anche i cristiani”.

Papa Francesco non ha mai smesso di lanciare appelli per la fine delle violenze. È l’unico dei leader mondiali a credere nella pace in Siria…

“Papa Francesco è un uomo di pace. È un ambasciatore di pace per tutto il nostro popolo. Sono forti le sue pressioni per fermare il terrorismo e le violenze nel nostro Paese”.

 

Il testo completo si trova su:

http://www.agensir.it/sir/documenti/2013/12/00276051_fermare_il_massacro_di_maalula_priorita_i.html

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