Gli insorti perdono la città di Qusayr:
«Centinaia di uccisi da esercito e Hezbollah»
Il regime, che in questi mesi ha goduto del sostegno della milizia sciita libanese di Hezbollah e dell’Iran, sta guadagnando terreno.
La regione di Qusayr, situata nella provincia di Homs, vicino al confine libanese, è cruciale perchè collega Damasco alla costa (e dunque ai suoi feudi, a maggioranza alawita, lungo il Mediterraneo); ed è sulla rotta di transito di miliziani e armi, destinati tanto all’esercito che ai ribelli. La riconquista è un successo importante per Damasco perchè spiana la strada verso Homs, dove i ribelli ancora controllano molti quartieri. Non è chiaro invece cosa comporterà per i ribelli: loro assicurano che una battaglia persa, non significa che la rivolta sia finita: “La santa rivoluzione continua. La vittoria è dalla parte dei giusti, coloro che hanno resistito all’oppressione e all’ingiustizia”, ha fatto sapere la Coalizione Nazionale.
La città è adesso in mano all’esercito e ai miliziani di Hezbollah, il potente movimento sciita che si è rivelato decisivo nell’assedio. L’Iran, principale alleato regionale di Damasco, si è affrettato a congratularsi. E adesso il timore è di una nuova accelerazione nelle rappresaglie e vendette tra i sunniti, la gran parte della popolazione, e gli sciiti ed alawiti.
Su questo sfondo appare arduo il compito delle Cancellerie. Diplomatici americani, russi e Onu sono riuniti a Ginevra per la prima riunione preparatoria alla conferenza di pace che vorrebbe mettere fine al conflitto: da definire innanzitutto agenda e lista dei partecipanti e dunque il compito è tutto in salita. Intanto, dopo la Francia, anche la Gran Bretagna assicura di avere le prove che il regime abbia usato il gas sarin: “Il regime ha usato, e continua a usare, le armi chimiche, compreso il sarin”, ha detto un portavoce del governo. La Francia comunque non interverrà unilateralmente: “nessuna decisione unilaterale e isolata, ora la parola spetta alla comunità internazionale”.
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