SIRIA – (5 Ottobre 2016)

Rottura diplomatica Usa-Russia sulla crisi siriana

John Kerry (Usa) e Serghei Lavrov (Russia) - REUTERS

John Kerry (Usa) e Serghei Lavrov (Russia) – REUTERS

In Siria proseguono gli scontri sul terreno. Purtroppo sono ancora i civili, i minori in particolare, a subire le ricadute più drammatiche del conflitto. I raid aerei del regime, supportato da forze russe, hanno nuovamente colpito ospedali. E l’Onu conferma l’istituzione di una commissione per fare piena luce sul bombardamento di un convoglio umanitario, il 19 settembre scorso. Intanto, sul fronte diplomatico si acuisce la rottura diplomatica tra Stati Uniti e Russia. Molti gli osservatori che parlano di una nuova “guerra fredda”. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Fulvio Scaglione, esperto di politica internazionale:

R. – E’ una guerra naturalmente che, come tutte le guerre contemporanee, non viene combattuta in casa dell’uno o dell’altro contendente, viene combattuta in casa d’altri, in casa di terzi, e infatti si chiama “guerra per procura”. In questo caso, gli Stati Uniti e la Russia si impegnano con gran parte dei loro mezzi, ed è una guerra in cui molta gente muore.

D. – Il gelo tra Stati Uniti e Russia continua, dunque, ad avere delle ricadute disastrose sulla situazione umanitaria. A questo punto l’Onu, in prima persona, non dovrebbe muoversi con una certa decisione?

R. – Sì, dovrebbe. La situazione umanitaria di Aleppo naturalmente sta peggiorando a vista d’occhio, perché è una situazione ormai diventata fotocopia in grande di quello che accade regolarmente a Gaza tutte le volte che c’è una guerra, e cioè: chi bombarda – gli israeliani – va con la mano pesante; chi viene bombardato – i miliziani islamisti di Hamas – non fa nulla per distinguersi dalla popolazione civile, sulla quale ricade così tutto il peso dei conflitti e dei combattimenti.

D. – In questa fase di stallo diplomatico, sembrano aprirsi le strade per altri tentativi negoziali. Che probabilità di riuscita ci sono?

R. – Io credo che le probabilità siano scarse, nella misura in cui i protagonisti di queste crisi non esprimono in prima persona la buona volontà di trovare una composizione. Sono i contendenti principali che devono esprimere la volontà di trovare una composizione politica, altrimenti temo che gli altri possano fare davvero abbastanza poco.

D. – Tra un mese le presidenziali americane: potrà cambiare qualcosa nei rapporti tra Washington e Mosca?

R. – Se diventerà presidente degli Stati Uniti Hillary Clinton, io credo che non cambierà nulla e magari qualcosa potrà peggiorare. La Clinton, come peraltro Obama, ha un asse di ferro con i sauditi e con le petro-monarchie del Golfo Persico, che sono tra i principali promotori e sostenitori dell’estremismo islamico nel mondo. D’altra parte, la politica di Mosca, come abbiamo visto su tutti i fronti, con l’Ucraina, con la Siria, è una politica di confronto totale, nel senso politico del termine. E’ chiarissimo, però, che la Russia di Putin ha tirato una linea oltre la quale non è disposta a far passare nessuno. Queste certamente sono le condizioni preliminari per una brutta situazione e speriamo che non diventi bruttissima. 

Il testo originale e completo si trova su:

http://it.radiovaticana.va/news/2016/10/05/rottura_diplomatica_usa-russia_sulla_crisi_siriana/1262994

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