R. – Il digiuno è uno sforzo spirituale che va insieme alla preghiera, al desiderio. È un modo di provocare una concentrazione esistenziale verso un obiettivo, qualcosa che chiediamo al cielo, ma nella quale ci impegniamo anche sulla terra. Il digiuno che alcuni amici in tutto il mondo fanno, è perché il viaggio del Papa riesca, che il viaggio del Papa avvenga in pace, porti pace al Medio Oriente e soprattutto una parola di consolazione e di verità per la Siria. I siriani soffrono da morire, la guerra civile impazza, la rivoluzione stagna bloccata da questa guerra nella quale tanti partners – regionali ed internazionali – vengono a combattere per interposta persona, attraverso i fucili siriani. Il Papa dirà che questo deve interrompersi, che i siriani hanno diritto allautodeterminazione democratica, alla giustizia, alla trasparenza, ad essere una società pluralista, interreligiosa, civile. Quindi, io spero davvero che il viaggio del Papa venga a curare le nostre piaghe.
D. – Lesperienza della pace è ancora possibile oggi in Siria secondo lei?
R. – I giovani combattono per la speranza, per una Siria migliore, purtroppo adesso sappiamo che questa Siria migliore dovrà impegnarsi anche a ricostruirsi, perché gran parte del Pese è distrutto, molte infrastrutture sono distrutte, la fiducia tra i cittadini è persa e quindi cè molto, molto da fare. Molti cristiani stanno partendo e quelli che ritorneranno saranno attori in prima linea, con i loro concittadini musulmani, per creare la Siria che tutti desideriamo per i nostri figli e per le generazioni a venire.
D. – Ha parlato un po della responsabilità occidentale,a proposito della Siria.Qual è questa responsabilità?
R. – Se si pensa in Siria di punire lIran, è chiaro che poi lIran in Siria reagisce a protezione dei suoi interessi; se in Siria si pensa di far indietreggiare la Russia sul continente, è chiaro che questo poi provoca delle conseguenze. Se qualcuno – non voglio fare nomi – pensasse che è nel suo interesse geostrategico-regionale vedere i nemici uccidersi ed eliminarsi tra loro, è chiaro che non cè speranza per la Siria. Io mi appello collettivamente: bisogna scegliere la solidarietà con i siriani, piuttosto che un interesse geostrategico, tattico di corta durata e miope. Quindi, io spero che lItalia inizi un nuovo, grande impegno diplomatico per una Siria neutrale – né occidentale, né post-sovietica – è una Siria per tutti, una Siria alle sorgenti della civiltà mediterranea e dobbiamo tutti impegnarci. Tutta la Siria deve essere protetta dallUnesco, non solo per i grandi monumenti ma anche perché è un monumento immateriale di civiltà.
D. – Quale potrebbe essere il ruolo dei cristiani siriani oggi?
R. – Tanti cristiani siriani oggi stanno cercando di alleviare le sofferenze del popolo siriano, ci sono tanti siriani che lavorano per i feriti, tanti siriani cristiani che lavorano per alleviare le sofferenze delle famiglie che hanno persone in carcere, persone uccise, rapite, sparite. Quindi, questo buon samaritano si metta allopera e faccia quello che può, per non consegnare allinferno la società siriana nel suo complesso.