Alleanza qaedista tra i gruppi ribelli di Iraq e Siria
Preoccupa la comunità internazionale lalleanza tra i miliziani qaedisti siriani del Fronte Al Nusra con i guerriglieri jihadisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Unintesa che arriva in un momento di grande instabilità per i due Paesi. Il premier iracheno, Al Malik,i ha inoltre escluso la creazione di un governo di unità nazionale come richiesto dagli Stati Uniti. Sul patto raggiunto tra i due gruppi, Benedetta Capelli ha chiesto un commento ad Alessandro Corneli, già docente di Storia delle relazioni internazionali alla Luiss di Roma:
R. A me pare che questo conflitto locale che si sta svolgendo ai confini tra lIraq e la Siria faccia parte di uno scenario più ampio, che ha visto il fallimento del tentativo dellArabia Saudita di far cadere il regime siriano di Assad e questo ha quindi ridato spazio alle organizzazioni sciite, che si appoggiano non soltanto sulla Siria ma soprattutto sullIran. Questo è il grande scenario che mi pare si stia delineando in Medio Oriente: fallimento della politica dellArabia Saudita di egemonizzare, di creare una “cortina sanitaria” come si dice tradizionalmente intorno allIran, per isolarlo, e viceversa, non essendo riuscito questo tentativo, lIran sta uscendo in forza come potenza, dalla quale non si può prescindere.
D. Questi due gruppi esprimono unideologia qaedista, ma per mesi si sono combattuti. Allora, che cosa è cambiato in questi giorni?
R. Difficile, dirlo. Probabilmente, cè da una parte una volontà di affermarsi come struttura bene organizzata nei confronti di tutti gli altri tentativi organizzati, sia in Siria che in Iraq, di gruppi che invece hanno dimostrato di non avere questa capacità. Dallaltro, cè la volontà di dare una svolta abbastanza ideologica ideologico-religiosa forte, che corrisponde del resto a questo scontro che sta avvenendo, comunque sia non ancora risolutivo, tra il gruppo sunnita e il gruppo sciita che fa capo allIran.
D. Si parla anche di un reclutamento in Kurdistan da parte dellIsil, una zona che però fino adesso è stata sempre al riparo dai combattimenti. Qual è secondo lei la strategia dello Stato islamico dellIraq del Levante?
R. A parte gli aspetti ideologici, poi cè il petrolio, cioè ci sono interessi molto concreti. E nel Kurdistan il petrolio è abbondante e costituisce la ricchezza principale del Paese. Ritengo che lobiettivo, quindi, sia una suddivisione, una spaccatura, una frammentazione dellIraq. Non meravigliamoci: ventanni fa è successa la stessa cosa con la Jugoslavia
D. Invece, per quanto riguarda la Siria? Questo è uno scenario che ormai da anni è quasi immutabile nella sua tragicità Cè un evento, secondo lei, che potrebbe dare una svolta al conflitto siriano?
R. No. Per il momento, no. Io credo che non essendo riusciti con i gruppi e anche con gli Stati che si erano impegnati a far cadere il regime di Assad, nel loro intento, per parecchio tempo credo che non ci riproveranno.
Il testo completo si trova su:
http://it.radiovaticana.va/news/2014/06/25/gruppi_qaediosti_si_alleano_per_conquistare_iraq_e_siria/1102172