SUD SUDAN – ( 24 Luglio )

SUD SUDAN: VESCOVO DI TAMBURA, “LA PRESENZA MILITARE NON È LA SOLUZIONE”

“La presenza militare non è mai una soluzione. La comunità internazionale dovrebbe impegnarsi maggiormente per arrestare il leader dell’LRA, Joseph Kony, ma non sembra averne troppa voglia”. Non nasconde la sua preoccupazione monsignor Edward Hiiboro Kussala, vescovo di Tambura-Yambio in Sud Sudan, intervenuto recentemente a un evento organizzato da Aiuto alla Chiesa che Soffre in Germania. Nella sua diocesi, al confine con la Repubblica Democratica del Congo, la popolazione è quotidianamente vittima delle violenze perpetrate dai ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore, il gruppo nato nel 1987 e operante in Uganda, Sud Sudan, Congo e Repubblica Centrafricana. “I guerriglieri del Lord’s Resistance Army (LRA) sequestrano i nostri bambini, danno fuoco alle abitazioni e uccidono moltissime persone – racconta mons. Hiiboro -. I fedeli sono terrorizzati e in molti preferiscono abbandonare le proprie case, con un preoccupante aumento del numero degli sfollati”. Monsignor Hiiboro conosce molto bene cosa significa essere un rifugiato. Aveva solo nove mesi quando il suo villaggio è stato attaccato e sua madre uccisa: da allora ha vissuto per molti anni in un campo profughi. (segue)

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Per accrescere il livello di sicurezza, la regione in cui si trova la diocesi di Tambura-Yambio è stata posta da tempo sotto il controllo degli eserciti ugandese e sudsudanese, e dei contingenti statunitensi e dell’Unione africana. “I nostri politici hanno riposto molta fiducia nei militari, ma finora la loro presenza si è rivelata inutile”. A due anni esatti dall’indipendenza – ottenuta 9 luglio 2011 in seguito ad un referendum popolare – il Sud Sudan paga ancora le conseguenze della lunga e dilaniante guerra civile con il Nord a maggioranza musulmana, durata dal 1983 al 2005, che è costata la vita a oltre 2 milioni di persone e che ha costretto centinaia di migliaia di cittadini ad abbandonare le proprie case. Qui il tasso di analfabetismo supera l’80% della popolazione e quello della mortalità infantile è tra il 30 ed il 40%. “Abbiamo ancora molto lavoro dinanzi a noi”, dichiara il vescovo: “Dobbiamo costruire la nostra nazione e guarire le ferite del nostro doloroso passato e presente”. Monsignor Hiiboro denuncia anche l’assenza di organizzazione della classe politica che “dovrebbe impegnarsi maggiormente nel dialogo per la pace”. La Chiesa riveste un ruolo fondamentale in questo lungo e difficile processo, spingendo per una pacificazione attraverso i canali diplomatici e educando i sud sudanesi alla riconciliazione.
 
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