TERRASANTA – ( 26 Febbraio )

Benedetto XVI e i cattolici d’Oriente: «Incoraggiati dal suo calore»

Terrasanta.net | 26 febbraio 2013

Beirut, 16 settembre 2012. Benedetto XVI presiede la concelebrazione eucaristica attorniato dai patriarchi delle Chiese orientali cattoliche (foto D.R.)

(Gerusalemme/m.a.b.) – L’esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente, firmata il 14 settembre 2012 in Libano, resterà l’ultimo importante documento magisteriale di Papa Benedetto XVI. Prima di invocare l’intercessione della Vergine Maria, quel testo si chiude con un vibrante incoraggiamento: «Possano i cristiani del Medio Oriente, cattolici ed altri, dare nell’unità con coraggio questa testimonianza non facile, ma esaltante a causa di Cristo, per ricevere la corona della vita! L’insieme della comunità cristiana li incoraggia e li sostiene» (Emo, n. 99).

Se è un Papa che ha incoraggiato i cristiani d’Oriente, Benedetto XVI ne ha anche riconosciuto e apprezzato la diversità: «Il Papa non dimentica che la Chiesa (…) di cui Cristo è la pietra angolare (…), è costruita su fondamenta fatte di pietre differenti, colorate e preziose. Le venerabili Chiese orientali e la Chiesa di rito latino sono questi splendidi gioielli» (Emo, n. 97).

Abbiamo raggiunto alcuni vescovi orientali chiedendo il loro commento alle dimissioni di Benedetto XVI. Dopo aver espresso ammirazione per il «gesto d’umiltà e che vivifica la Chiesa» posto in essere dal Santo Padre, amano tornare su quell’evento innovativo che egli ha voluto porre in essere convocando, nell’ottobre 2010, un’assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente.

Quando gli chiediamo qualche riflessione sull’azione di Papa Ratzinger per i cristiani d’Oriente, mons. Pierre Melki, esarca patriarcale siro-cattolico a Gerusalemme, non esita un istante: «Quel che mi viene subito in mente è la convocazione del Sinodo per il Medio Oriente. Un fatto che ha messo in luce la sollecitudine del Papa per le Chiese orientali. Aveva a cuore la loro testimonianza spirituale e non voleva vederle subire le conseguenze di quell’instabilità politica che comporta anche l’emigrazione dei cristiani che cercano di sottrarsi alle pressioni che sono costretti a subire». Una sollecitudine che trova altre conferme, secondo Melki: «Invitando alcune Chiese a tenere il proprio sinodo a Roma, come è recentemente avvenuto con la Chiesa di rito caldeo, il Papa ha mostrato come egli vegliasse su di loro, volesse farsi prossimo e cooperare al superamento delle difficoltà alle quali devono far fronte».

Riflessioni analoghe quelle di mons. Joseph Kelekian, esarca patriarcale armeno cattolico a Gerusalemme. «Il Sinodo per il Medio Oriente – dice – è stato un’apertura grandissima verso le Chiese orientali. Giovanni Paolo II aveva inaugurato questo movimento ricordando che la Chiesa deve respirare con i suoi due polmoni d’Oriente e d’Occidente. Ma si può dire che Benedetto XVI abbia messo in opera una vera riflessione sull’operato delle Chiese orientali, sulle loro tradizioni, sul loro ruolo oggi. Ha anche voluto, per quanto possibile, aiutarle a restare in Medio Oriente non solo resistendo alle agitazioni in corso, ma anche attraversandole testimoniando la fede». Monsignor Kelekian sottolinea anche un altro gesto di Benedetto XVI nei confronti degli armeni: la decisione di dedicare a san Gregorio l’Illuminatore (evangelizzatore degli armeni tra il Terzo e il Quarto secolo – ndr) il cortile a nord della basilica vaticana, nel quale Giovanni Paolo II, sul finire del pontificato, aveva fatto installare una statua del santo. Benedetto XVI è stato vicino agli armeni cattolici ma ha anche ricevuto a Roma i due patriarchi armeno-apostolici: quello di Echmiadzin nella Repubblica armena e quello di Cilicia, che ha la propria sede ad Antelias, in Libano.

Il ricordo di mons. Moussa El-Hage – arcivescovo maronita di Haifa ed esarca patriarcale di Gerusalemme, Palestina e Giordania – è ancora fresco: «I maroniti ricordano con emozione e gratitudine il recente viaggio del Papa in Libano. Egli ha fatto molto per noi e per il nostro Paese. Mentre i media non fanno che parlare dei problemi che lo agitano, il Papa gli ha offerto l’opportunità di mostrare il suo vero volto, il suo senso di accoglienza e la sua unità al di là di tutto. Come frutto di quella visita, il Santo Padre ha anche voluto creare cardinale il nostro patriarca Bechara Boutros Rai, inserendolo in quattro dicasteri della Curia romana. È più che un onore, è un segno della sua attenzione verso di noi e verso i cristiani d’Oriente più in generale».

Monsignor Jules Joseph Zerey, vicario patriarcale di Gerusalemme per i greco-melchiti ha appena ricevuto una lettera che il patriarca Gregorio III Laham ha indirizzato al suo clero. «Il nostro patriarca – spiega Zerey – ci rammenta tutti gli eventi che hanno segnato il pontificato di Benedetto XVI nei confronti degli orientali. È un bell’elenco, che voglio ripercorrere anch’io, a partire dalla visita qui in Terra Santa, a Cipro e in Libano. E poi i suoi appelli alla solidarietà spirituale e materiale per la Siria. Benedetto XVI ha veramente accompagnato tutte le crisi del Medio Oriente e nello stesso tempo si è fatto infaticabile difensore del dialogo e della giustizia. Ha mostrato uno spirito aperto a tutte le religioni, a partire dall’ebraismo e dall’Islam. Ci siamo sentiti incoraggiati con amore e calore».
 
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