R. Queste elezioni tunisine sono state elezioni libere e giuste. Non hanno niente da invidiare ai classici standard europei di democraticità, di trasparenza e di partecipazione. I tunisini sono consapevoli di esser stati dei battistrada per la “primavera araba” e che il positivo svolgersi di queste elezioni avrà delle benefiche ricadute. Il Marocco voterà il 25 novembre, avremo elezioni molto importanti in Egitto e l11 aprile 2012 sarà lAlgeria a votare. La Libia ha accettato di mutuare il sistema elettorale istituzionale tunisino, per cui una Commissione imposterà entro otto mesi lAssemblea costituente. Questo modello dellAssemblea si fa strada, anche se purtroppo lEgitto ha scelto unaltra via. Probabilmente, anche lì la situazione sarebbe stata migliore se si fosse colta la positività del modello tunisino per lelezione di unAssemblea costituente, che entro un anno darà vita a elezioni parlamentari e presidenziali congiunte.
D. Vengono date due “letture” dopo queste elezioni. Cè chi parla di un segno di speranza per lintera regione, che si è guadagnata la democrazia con la “primavera araba”, e cè invece chi parla, con la vittoria di un partito islamista, del rischio di un inverno arabo
R. E un dato di fatto che Ennahda sia, in questo momento, il partito più organizzato in Tunisia, che abbia forti radici popolari e che quindi rappresenti nellimmaginario collettivo il punto più lontano rispetto al passato regime. Ma un dato è rappresentato anche dal fatto che questo partito si è aperto, che fa riferimenti espliciti ad Ankara e al modello di Erdogan e non al modello di Teheran. Io, conoscendo la realtà tunisina, non sono pessimista ma piuttosto molto ottimista. (vv)